Il 1° luglio, a Ginevra, 53 Paesi, fra cui ovviamente la stessa Cina, hanno sottoscritto la risoluzione presentata da Cuba al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite in cui si elogia la Cina per l’adozione della Legge per la sicurezza nazionale di Hong Kong. L’elenco dei Paesi che fanno parte di questo nuovo Asse della vergogna (un’etichetta originariamente creata da Bitter Winter per definire i Paesi che sostengono la persecuzione dei musulmani nello Xinjiang) viene ora pubblicato da Axios.com:
Cina, Antigua e Barbuda, Bahrein, Bielorussia, Burundi, Cambogia, Camerun, Repubblica Centrafricana, Comore, Congo-Brazzaville, Cuba, Gibuti, Dominica, Egitto, Guinea Equatoriale, Eritrea, Gabon, Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Iran , Iraq, Kuwait, Laos, Libano, Lesotho, Mauritania, Marocco, Mozambico, Myanmar, Nepal, Nicaragua, Niger, Corea del Nord, Oman, Pakistan, Palestina, Papua Nuova Guinea, Arabia Saudita, Sierra Leone, Somalia, Sudan del Sud, Sri Lanka, Sudan, Suriname, Siria, Tagikistan, Togo, Emirati Arabi Uniti, Venezuela, Yemen, Zambia e Zimbabwe.
La Russia non ha sottoscritto la risoluzione, ma il 30 giugno il suo rappresentante permanente presso l’Ufficio delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali a Ginevra ha diffuso una dichiarazione separata in cui si denunciano le «interferenze esterne negli affari interni della Cina». I media cinesi hanno reso noto che anche altri Paesi hanno rilasciato dichiarazioni separate a favore della Cina, tra cui Afghanistan, Algeria, Armenia, Capo Verde, Etiopia, Indonesia, Costa d’Avorio, Kirghizistan, Madagascar, Maldive, Nigeria, Serbia, Tanzania, Ciad, Vietnam. Sembra tuttavia che queste dichiarazioni separate non costituiscano necessariamente un «apprezzamento» della nuova Legge per la sicurezza nazionale di Hong Kong, ma che si limitino a criticare coloro che «politicizzano i diritti umani» e «interferiscono negli affari interni della Cina».
Il Regno Unito ha invece presentato al Consiglio per i diritti umani una dichiarazione dove si criticano con forza le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale di cui la Cina si è resa responsabile a Hong Kong e nello Xinjiang. Il documento è stato sottoscritto dai seguenti Paesi:
Australia, Austria, Belgio, Belize, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Islanda, Irlanda, Germania, Giappone, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Isole Marshall, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Palau, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Svizzera e Regno Unito.
Gli Stati Uniti d’America, che non hanno firmato in ragione del contenzioso che hanno con il Consiglio per i diritti umani, hanno però fermamente condannato le malefatte della Cina sia a Hong Kong sia nello Xinjiang.
Nel mezzo ci sono i Paesi che non hanno firmato nessuna delle due dichiarazioni tra cui alcuni Paesi dell’Unione Europea come Grecia, Italia, Spagna e Portogallo.