Le incessanti persecuzioni del PCC contro la Chiesa di Dio Onnipotente smembrano le famiglie, mandano in carcere i componenti
Di Deng Changlin
L’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite riporta come, dal 2014 al 2018, almeno 500mila fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente (CDO), il maggiore nuovo movimento religioso cristiano cinese e quello più perseguitato, abbia dovuto lasciare le loro case a causa della repressione del PCC. L’anno scorso almeno 6.132 fedeli della CDO sono stati arrestati e 1.355 sono stati condannati al carcere per la loro fede, secondo il Rapporto Annuale 2019 della Chiesa.
Non solo i fedeli condannati, ma anche i loro famigliari devono patire delle difficoltà tremende mentre i loro cari scontano la sentenza in prigione. Due parenti di fedeli della CDO condividono le loro storie a Bitter Winter.
Una madre in attesa di riunirsi con la figlia
«Mamma, non preoccuparti per me, cerca di sopravvivere e di restare in salute», ricorda una donna ultra sessantenne della Cina sudorientale delle ultime parole di sua figlia, quando era andata a visitarla in carcere a dicembre. Sua figlia e il suo genero, fedeli della CDO, erano stati arrestati nel 2018, durante una delle retate del PCC contro la CDO.
Mentre i due erano agli arresti preventivi, in attesa di processo, la donna, usando contatti e mazzette, ha cercato di andarli a trovare. Ma le è stato detto che non sarebbe mai riuscita a visitarli, a prescindere da tutti i soldi che avrebbe potuto spendere, perché le direttive del governo centrale richiedono una punizione severa per i fedeli della CDO. Inoltre, questi casi sono di competenza congiunta dell’Ufficio 610, della Procura del Popolo e dell’Ufficio per la sicurezza pubblica. Visto che figlia e genero erano entrambi fra i vertici della Chiesa, la donna è stata informata che per loro fossero attese pene molto pesanti.
L’avviso si è rivelato profetico: lo scorso settembre, con l’accusa di aver «usato una organizzazione xie jiao per sabotare l’applicazione della legge», la figlia è stata condannata a quattro anni e mezzo di carcere e suo marito a nove anni. Anche altri undici altri fedeli della CDO sono stati condannati a pene detentive quello stesso giorno.
Dopo varie serie di tentativi, la donna è finalmente riuscita a vedere sua figlia, che era stata internata per oltre un anno in una casa di detenzione. «Doveva aver perso almeno una decina di chili», ricorda la donna, pensando a quando ha visto il volto avvizzito e ingiallito di sua figlia. «Era stata torturata dopo l’arresto, col risultato che una gamba era quasi storpiata. Ho trattenuto con difficoltà le lacrime quando avrei voluto prendere le sue mani, per sentire se erano fredde, quando ho visto che aveva indosso una giacchetta leggera. Ma è stato impossibile, perché eravamo separate da vetro e sbarre».
Il genero era così magro, dopo aver scontato il periodo di carcerazione preventiva, che il padre lo ha riconosciuto a stento.
La preoccupazione per la figlia e il genero hanno impedito alla donna di dormire e la sua salute, già indebolita dal diabete, è peggiorata. «Devo prendermi molta cura della mia salute, ma non penso ad altro che a mia figlia e al mio genero che tornano a casa, così da riunire la nostra famiglia», ha detto con trepidazione.
Madre e figli lasciati senza alcun mezzo di sussistenza
Lo scorso ottobre la polizia ha arrestato una fedele della CDO e suo marito e poi ha ispezionato la loro casa nella provincia centrale dello Henan, confiscando tutti i loro risparmi, più di 200mila renminbi (circa 28mila dollari statunitensi).
«La polizia ha sequestrato tutti i risparmi di famiglia e mio fratello più giovane ed io siamo rimasti senza soldi», lamenta la figlia della coppia, studentessa delle scuole superiori. «La nostra nonna malata ha quasi 70 anni e deve lavorare in un mattonificio per permetterci di vivere. Le sue gambe sono coperte di ferite e le sue mani sono piagate dai mattoni ardenti che deve trasportare».
La ragazza dice che spesso immagina come la polizia stia torturando e picchiando i suoi genitori. «Ho tanta paura per la loro sorte e talvolta temo che non torneranno più a casa», aggiunge. «Spesso mi distraggo durante le lezioni a scuola pensando ai miei genitori e ho difficoltà a dormire. Sono in ansia per mio fratello di 13 anni che è troppo giovane per badare a se stesso».
La ragazza è anche preoccupata per il suo futuro. «Sono coinvolta perché mia mamma crede in Dio», dice la ragazza. «Mi verrà impedita l’ammissione ad un college o agli esami pubblici, limitando i miei lavori futuri. I miei genitori sono innocenti; non hanno fatto niente di male. Il governo li ha portati via, solo per il loro credo».