Un nuovo studio della Harvard Medical School ha incrociato immagini satellitari e ricerche via Internet giungendo a questa conclusione spaventosa
di Marco Respinti
Noi di Bitter Winter siamo stati tra i primi a sollevare dubbi sulla versione ufficiale data dal PCC del contagio da coronavirus. Non abbiamo però mai sposato ipotesi complottiste: abbiamo sempre semplicemente messo assieme i dati e posto domande. Ora la responsabilità cinese nella pandemia dovuta a diffusione di notizie false, silenziamento di persone chiave nei primi giorni dell’epidemia e ritardi fatali nella risposta sono ampiamente dimostrati, così come lo è la complicità dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Il PCC e l’OMS hanno cioè reso l’epidemia più grave, come denunciato da molti. Nel frattempo, la persecuzione del PCC contro le minoranze etniche e i gruppi religiosi in Cina mediante incarcerazioni, campagne contro i gruppi etichettati come xie jiao, “sinizzazione”, “rettifiche”, “generalizzazione dell’halal” e ogni sorta di aggressione è continuata senza posa, con totale disprezzo per la vita umana e nella speranza che il mondo, distratto dal virus, non prestasse attenzione.
Dunque finora si è ritenuto che il regime comunista cinese fosse a conoscenza del virus mortale dal 17 novembre e non avesse detto la verità al mondo fino a gennaio. Forse però è andata ancora peggio di così. Secondo un nuovo studio della Harvard Medical School, infatti, le immagini satellitari di Wuhan, centro della crisi del virus secondo il PCC, e un’accurata indagine sulle ricerche effettuate via Internet potrebbe mostrare che il coronavirus si era diffuso in Cina già alla fine di agosto.
Il nuovo studio, Analysis of hospital traffic and search engine data in Wuhan China indicates early disease activity in the Fall of 2019, è stato pubblicato sul DASH di Harvard, la biblioteca digitale della famosa università statunitense. Non è ancora stato sottoposto a peer review, ma offre una nuova importante prospettiva.
Secondo i ricercatori, l’idea che il COVID-19 si origini da un animale selvatico del mercato ittico di Wuhan in novembre, che sembra essere diventata l’ortodossia comunemente accettata sulla questione, potrebbe essere smentita analizzando attentamente i parcheggi degli ospedali. Confrontando i dati del 2018 e del 2019, gli studiosi documentano infatti enormi aumenti di traffico negli ospedali di Wuhan, addirittura del 90%, come appunto mostrano gli spazi di parcheggio occupati, e questo a partire da agosto. Per di più questo aumento è contemporaneo alle ricerche effettuate degli utenti di Baidu, il motore di ricerca Internet più utilizzato in Cina, che si concentra su termini come «diarrea» e «tosse». Il punto qui è notevole: per mesi, in tutto il mondo, tosse e starnuti sono stati denunciati come chiari sintomi di COVID-19 e la stessa malattia è stata inizialmente definita come lesiva soprattutto delle vie respiratorie. Solo in seguito i disturbi gastrointestinali, tra cui nausea, vomito e diarrea, sono stati aggiunti ai sintomi più importanti del COVID-19. Ora, come notano i ricercatori di Harvard, la diarrea è un sintomo che connota più specificamente il COVID-19 rispetto alle altre malattie delle vie respiratorie e, quanto ai coronavirus, «essa compare soltanto in relazione all’epidemia odierna».
Le immagini satellitari e l’analisi delle ricerche via Internet sono flussi di dati convalidati di uso comune. Come riferisce la CNN, «utilizzare “flussi di dati convalidati” per il controllo delle malattie respiratorie non è una tecnica nuova ed è anzi già stata utilizzata dalle agenzie di intelligence». John Brownstein, responsabile dell’innovazione al Boston Children’s Hospital, leader del team di esperti di Harvard, ha spiegato il loro uso alla CNN, affermando che «i parcheggi degli ospedali […] si possono utilizzare: possono cioè essere indicatori relativi di un qualcosa che accade in una popolazione». Anni fa, in America Latina, lo stesso Brownstein ha localizzato un’importante influenza stagionale semplicemente prendendo in considerazione proprio i parcheggi degli ospedali.
Alla fine, una cosa è certa: la comunità scientifica deve ancora dire l’ultima parola sul momento in cui l’epidemia è iniziata. Ma un’altra conclusione sembra essere altamente probabile: la torbida storia di bugie e di disonestà del PCC non è ancora giunta al termine.