Il governo ha chiuso oltre 100 luoghi di culto dell’arcidiocesi di Fuzhou guidati da sacerdoti che non si rassegnano ad aderire alla Chiesa patriottica
di Ye Ling
Per indottrinare e “trasformare” gli obiettori di coscienza cattolici alla fine di agosto le sezioni del Dipartimento del lavoro del Fronte Unito e dell’Ufficio per gli affari etnici e religiosi di Fuzhou, la capitale della provincia sudorientale del Fujian, hanno organizzato un convegno di formazione della durata di tre giorni, dedicato al clero dell’arcidiocesi di Fuzhou. Vi hanno partecipato però solo cinque sacerdoti e questo ha irritato il regime.
Per rappresaglia l’amministrazione ha posto sotto sequestro più di cento sale per riunioni usate dall’arcidiocesi. Nella città con status di contea di Fuqing, amministrata da Fuzhou e città natale di don Lin Yuntuan (l’ex amministratore apostolico e incaricato vaticano a Fuzhou), tutti i luoghi di culto cattolici sono stati chiusi.
Un sacerdote di Fuqing ha raccontato a Bitter Winter che il governo è convinto che don Lin, figura carismatica e influente nell’arcidiocesi, diriga gli obiettori di coscienza cattolici che rifiutano di aderire all’Associazione patriottica cattolica cinese (APCC). Il PCC lo vede come un ostacolo nel processo che mira a «uniformare e trasformare» il clero cattolico. È per questo che il Partito vuole esercitare pressioni su don Lin, chiudendo tutti i luoghi di culto di Fuqing e sperando che di conseguenza il sacerdote inizi a collaborare con l’amministrazione.
Secondo le nostre fonti, sono state chiuse tutte le sale che appartenevano a quella che era conosciuta come Chiesa Cattolica clandestina dei distretti di Jin’an e di Gulou, a Fuzhou. In ottobre, l’amministrazione ha esposto una notifica di demolizione nella ben nota chiesa Haiyan, (海燕教堂haiyàn jiàotáng ), nel distretto di Jin’an, affermando che si trattava di una «sala per riunioni illegale». Nella chiesa sono poi state installate quattro telecamere di sorveglianza.
I funzionari governativi hanno messo in guardia il sacerdote, dicendogli che se avesse persistito nel rifiuto di aderire alla APCC avrebbero smantellato la chiesa. Un fedele della comunità ha raccontato a Bitter Winter che i funzionari volevano dare una lezione al sacerdote disobbediente chiudendo la sua chiesa, perché non aveva partecipato al convegno formativo di agosto.
In maniera analoga, in ottobre, l’amministrazione del borgo di Guhuai ha eliminato la chiesa Yantang (雁塘堂yàntáng táng ), nel distretto di Changle, affermando che fosse un «edificio illegale». Gli operai assunti dal governo si sono aggirati per la chiesa con martelli, pale e altri attrezzi, poi hanno iniziato a forare il pavimento di cemento al secondo piano dello stabile, per molestare i fedeli durante la Messa. I funzionari hanno minacciato di demolire la chiesa se il sacerdote si fosse rifiutato di entrare a far parte della APCC.
L’11 ottobre un gruppo di agenti di polizia ha fatto irruzione improvvisamente in una sala cattolica del distretto di Changle, dove si trovavano per una riunione più di trenta sacerdoti. Gli agenti hanno registrato i dati personali di tutti i presenti e hanno portato via don Guo Jinming, proveniente dalla vicina Fuqing, con il pretesto che questi aveva «oltrepassato il confine del distretto per venire a predicare».
Dopo l’Accordo tra la Santa Sede e la Cina del 2018 il Vaticano ha permesso ai cattolici di entrare a far parte della APCC, ma ha dichiarato che le comunità che rifiutino di farlo per ragioni di coscienza debbano essere «rispettate». Pare che il Partito stia trascurando la parte che attiene al «rispetto».
Un sacerdote di Fuqing ha rivelato che la sezione provinciale del Fujiang del DLFU sta progettando di «”trasformare” i preti ribelli» in tre scaglioni, iniziando con quelli del distretto di Changle della città di Fuzhou, per poi passare a quelli di Fuqing e del Fujian settentrionale e dedicarsi infine al resto della provincia.
In novembre all’incirca trenta sacerdoti del distretto di Changle sono stati convocati dai funzionari delle sezioni provinciale e comunale del DLFU e dall’Ufficio per la sicurezza nazionale della città.
«Il governo sfrutta qualsiasi mezzo per trattare con noi. Uno di questi è l’aggressione», ha affermato un sacerdote del distretto, che si rifiuta di aderire alla APCC. «I funzionari ci parlano per almeno mezza giornata, ogni volta. Con queste continue aggressioni, vogliono arrivare infine a spezzare la nostra volontà». L’uomo ha aggiunto che il regime ha tenuto i religiosi sotto stretta sorveglianza e ha vietato loro di incontrarsi in privato, poiché teme che organizzino la resistenza.
«Ovviamente il governo sta cercando di costringerci ad aderire [alla APCC]», ha spiegato il sacerdote. Egli ha poi aggiunto che la crisi si è acuita a partire dall’Accordo tra la Santa Sede e la Cina del 2018, in seguito al quale, ha affermato, il Vaticano non ha più appoggiato attivamente i sacerdoti che non si piegano ad aderire alla APCC. A suo avviso sono sempre di più i religiosi che divengono filo-governativi e le Chiese ribelli vengono distrutte pezzo per pezzo.
Un sacerdote della diocesi di Mindong ha raccontato a Bitter Winter che il governo centrale sta conducendo una campagna sistematica contro gli obiettori di coscienza cattolici. A suo avviso il primo passo è quello di convocare tutti i religiosi cattolici per parlare con loro, indottrinarli e “trasformarli”, costringendoli a firmare il modulo di richiesta di adesione alla APCC.
Prendendo a modello la gerarchia della Chiesa Cattolica, il Partito istituirà poi un sistema analogo di gestione: alla base i fedeli della comunità, poi sacerdoti, vescovi, la leadership della Conferenza Episcopale, la APCC, in cima la Commissione centrale del PCC. «Gradualmente il regime sarà in grado di tagliare completamente i legami della Chiesa Cattolica cinese con le sue controparti all’estero, specialmente con il Vaticano e con il Papa», ha detto il sacerdote, a prescindere da ciò che è scritto nell’Accordo del 2018, il cui testo resta comunque segreto.