Nuovi dettagli esclusivi sul trasferimento dei detenuti uiguri e sulle condizioni di vita nelle prigioni in cui sono ammassati
Ancora una volta Bitter Winter è venuto in possesso di informazioni esclusive che riguardano i musulmani trasferiti nello Shaanxi e nel Gansu. Ora si sanno anche i nomi delle prigioni delle due province dove li hanno inviati e dove sono detenuti.
Le notizie del trasferimento di massa ad altre province dei musulmani uiguri, kazaki e di altre minoranze etniche, detenuti nei campi per la trasformazione attraverso l’educazione dello Xinjiang, hanno già destato l’attenzione della comunità internazionale. A causa dell’elevato livello di riservatezza, però, è difficile venire a conoscenza dei particolari di questo trasferimento e delle reali condizioni in cui versano i detenuti. Ciononostante, Bitter Winter ha potuto ricevere informazioni costanti da cui purtroppo si evince che la situazione dei prigionieri è molto preoccupante.
Secondo informazioni tranquillamente reperibili online, il carcere Cuijiagou della città di Tongchuan è il più grande della provincia dello Shaanxi, nel nordovest del Paese. Una fonte bene informata ha riferito a Bitter Winter che attualmente vi risultano detenuti circa 3mila uiguri.
Secondo questa nostra fonte, i detenuti sono stati trasferiti su vagoni ferroviari sigillati fino a Xi’an, capoluogo della provincia. La polizia armata li poi ha caricati su autocarri militari e portati al carcere di Cuijiagou.
La nostra fonte rivela inoltre che, «per tenere tutto nascosto, i prigionieri vengono fatti entrare nelle carceri di notte» dopo che i prigionieri che già vi erano detenuti sono stati trasferiti altrove.
Secondo una fonte interna, il governo addestra il personale addetto alla gestione di queste procedure in modo speciale, personale che infatti non parla. Qualsiasi informazione relativa alla disposizione interna del carcere e ai detenuti uiguri è infatti considerata “segreto di Stato”.
Così come la situazione di altre province di cui Bitter Winter ha già dato notizia, anche il trasferimento di detenuti nel vicino Gansu viene mantenuto sotto il più stretto riserbo.
In base a quanto affermano gli abitanti della città di Jiuquan, nei tre giorni tra il 22 e il 24 agosto, ogni tratto di strada fra la stazione ferroviaria del distretto di Suzhou e la prigione, appena costruita, è era transennato. Agenti di polizia in borghese erano posizionati a ogni incrocio fra le strade chiuse. Recinzioni bianche e gialle di ferro, alte un metro abbondante, fiancheggiavano entrambi i lati della strada che porta al carcere.
«Hanno iniziato a chiudere la strada intorno alle tre o alle quattro del pomeriggio, il 22 e il 23 [agosto]. I detenuti uiguri sono stati effettivamente trasferiti solo il terzo giorno», ha detto un testimone oculare. «Durante questi tre giorni tutti i negozi che si trovano nei pressi della stazione erano sotto sorveglianza e alla gente che vi si trovava dentro era vietato uscire. Hanno anche limitato i viaggi degli abitanti del circondario. Il terzo giorno, quando i detenuti uiguri sono stati effettivamente trasferiti, le guardie sono state sostituite da poliziotti in uniforme. È stato proibito ai negozianti di lavorare, e persino di accendere la luce o di guardare fuori. Nessuno aveva il permesso di entrare o di uscire, e tutti dovevano restare dentro le case. Non si poteva parcheggiare nelle vicinanze degli incroci bloccati e le macchine che si trovavano in zona sono state rimosse».
Un’altra fonte informata ha rivelato che per caricare gli uiguri gli autobus sono arrivati addirittura fino al binario del treno e che tutti gli agenti coinvolti nel trasferimento erano armati di pistola. Quella notte sono passati almeno trenta o quaranta autobus, tutti con le tendine abbassate.
Secondo una fonte interna, le autorità sono estremamente severe nella gestione di questi detenuti. Nella prigione hanno installato telecamere di sorveglianza persino nelle docce. Ai detenuti è vietato parlare o comunicare, e solo personale appositamente addestrato può avere contatti con loro. Viene dato loro un solo pasto al giorno, che prima di arrivare passa attraverso svariati controlli.
La prigione è dotata anche di una gabbia in acciaio speciale per “criminali pericolosi”; è di forma quadrata, è alta appena un metro e dentro vi è un buco di scolo. Chi vi è rinchiuso non ha modo di stare in piedi né di stendersi completamente, ed è costretto a mangiare e fare i propri bisogni lì.
Un informatore interno ha descritto così la pessima situazione di questi uiguri: «Sono costretti a rimanere all’interno [della prigione], senza poter uscire per l’ora d’aria. Sono lasciati lì a morire, da soli».
Di recente, nel tentativo di screditare come falsi le varie inchieste pubblicate sulla loro natura, le autorità cinesi hanno organizzato due visite ai campi per la trasformazione attraverso l’educazione: uno per un piccolo gruppo di giornalisti stranieri e un altro per il personale diplomatico di Paesi non occidentali, come Russia, Indonesia, Kazakistan e Thailandia. Durante le visite i funzionari hanno liquidato le inchieste come «calunnie e bugie», dichiarando che le loro «strutture educative» sono state estremamente utili per limitare l’estremismo e che il numero dei detenuti nei campi è destinato a diminuire gradualmente nel tempo.
A quanto pare, però, quel momento non è ancora arrivato: le inchieste più recenti continuano infatti a evidenziare come il numero degli internati non stia diminuendo affatto. Al contrario, è evidente che alcuni di loro siano stati semplicemente trasferiti e sono imprigionati in carceri segrete di altre province, dove la loro condizione è persino peggiore che nei campi per la trasformazione attraverso l’educazione dello Xinjiang.
Servizio di Li Wensheng e Zhou Xiaolu