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Denunciate all’ONU atrocità contro uiguri, tibetani e CDO

27/09/2018Marco Respinti |

Thierry Valle del CAP-LC a Ginevra
Thierry Valle del CAP-LC a Ginevra

ONG accreditate denunciano persecuzioni e torture contro musulmani, buddisti e membri della Chiesa di Dio Onnipotente alla XXXIX sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra

La XXXIX sessione del Consiglio per i diritti umani si concluderà a Ginevra il 28 settembre 2018. In queste sessioni solo le ONG accreditate all’ECOSOC (Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite) sono autorizzate a presentare dichiarazioni. La Cina è stata denunciata per gravi violazioni della libertà religiosa e dei diritti umani da diverse ONG accreditate dall’ECOSOC. Le loro dichiarazioni sono state pubblicate sul sito Internet del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

La Society for Threatened People ha dichiarato di essere «profondamente preoccupata per gli arresti arbitrari e le detenzioni extragiudiziarie di uiguri e kazaki nella regione autonoma uigura dello Xinjiang (RAUX) nella Repubblica Popolare Cinese. A partire da aprile 2017, uiguri e kazaki accusati di avere “idee religiose forti” e opinioni “politicamente scorrette” sono detenuti in campi di rieducazione politica in tutto lo RAUX. Uiguri e kazaki si lamentano da anni della repressione religiosa, della distruzione culturale, della sinizzazione e della discriminazione.

«Fotografie satellitari documentano che durante l’estate questi centri di rieducazione sono stati ampliati. Lavori di costruzione sono stati effettuati in molti campi a partire da gennaio. Per esempio, le dimensioni di un campo nei pressi della città di Kashgar nel RAUX occidentale sono raddoppiate da novembre 2017. La portata di questo programma di rieducazione è stata a lungo oscurata perché gli esperti di diritti umani e i giornalisti indipendenti non hanno libero accesso nelRUAX. In agosto un alto funzionario cinese, Hu Lianhe del Dipartimento del lavoro del Fronte Unito, ha pubblicamente riconosciuto l’esistenza di questi campi, dichiarando però che si tratta di “centri di addestramento professionale” e ha negato che possano essere utilizzati per incarcerazioni di massa.

«Nonostante la grande paura, numerosi parenti di uiguri e kazaki riferiscono di un’ondata di arresti arbitrari di uiguri di tutte le età e professioni. Alcuni abitanti uiguri dei villaggi hanno dichiarato che quasi nessun giovane è rimasto lì. Altri riferiscono che nella loro regione la maggior parte degli adulti è costretta a partecipare a una sorta di indottrinamento e di formazione politica. In ogni famiglia uigura o kazaka vi sono membri costretti a frequentare corsi di educazione politica. Interi villaggi sono stati svuotati a causa di questo programma di indottrinamento politico forzato. I dati ufficiali cinesi sugli arresti evidenziano che nel 2017 un quinto di tutti gli arresti per attività criminali in Cina si sono verificati nel RUAX, e questo nonostante la regione abbia solo una popolazione di 20 milioni di abitanti ossia una percentuale minima rispetto agli 1,4 miliardi di abitanti della Cina. In alcune aree rurali del RUAX, il programma di internamento ha assunto dimensioni drammatiche. Così, per esempio, nella contea di Kuchar, nella prefettura di Aksu, secondo le informazioni fornite da funzionari locali, circa 45mila persone sono detenute nei campi di rieducazione. Questo è poco meno del 10% della popolazione locale. In alcuni campi vivono tra i 5mila e i 10mila detenuti mentre in altri fino a 15mila. Questi centri di rieducazione non hanno alcuna giustificazione giuridica e costituiscono una violazione delle leggi cinesi e di numerose convenzioni internazionali sui diritti umani. Interviste a ex detenuti e funzionari locali indicano che circa 660mila residenti del RUAX Meridionale sono stati imprigionati nei campi di rieducazione. Il numero totale dei detenuti uiguri e kazakhi del RUAXpuò arrivare fino a un milione o più.

«Molti fattori indicano che, oltre a questi campi, la sicurezza di Stato cinese abbia costretto 1,3 milioni di persone fra uiguri e kazaki a partecipare a sessioni obbligatorie di rieducazione diurna o serale nei loro villaggi o città. Queste “sessioni di studio” serali per la rieducazione politica evocano i tragici ricordi degli orrendi crimini contro l’umanità commessi in nome del potente Partito Comunista durante la Rivoluzione culturale (1966-1976). Ancora oggi molti degli uiguri più anziani sono traumatizzati da quel terrore psicologico.

 L’Organizzazione mondiale contro la tortura si è invece concentrata sulla situazione dei buddisti tibetani. Ha riferito che anche in Tibet «i rapporti indicano l’esistenza di numerosi centri di “educazione legale “, in cui le persone vengono arbitrariamente detenute per periodi imprecisati e costrette a studiare leggi e politiche cinesi, a guardare video propagandistici filo-governativi e a rinunciare alle loro identità etniche e religiose. Vi sono rapporti e accuse di detenuti in questi centri che sono stati sottoposti a tortura e ad altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti, compresi abusi sessuali. L’esistenza di tali centri nella Regione autonoma del Tibet (RAT) e altrove solleva interrogativi sulla veridicità dell’affermazione della Repubblica Popolare Cinese di aver completamente abolito il sistema di “Rieducazione attraverso il lavoro” (laojiao) nel 2013». (Infatti, come Bitter Winter ha documentato, i laojiao sono stati aboliti sì, ma solo per essere sostituiti con gli ancora peggiori campi per la “Trasformazione attraverso l’istruzione”.)

«Nel mese di aprile», continua l’organizzazione, «30 persone sono state picchiate e arrestate arbitrariamente per aver protestato contro i progetti minerari a Sebtra Zagyen, una montagna sacra presso Shakchu (Shaqu). città nella contea di Diru (Biru), nella prefettura di Nagchu (Naqu), nel RAT. Le proteste sono state innescate dalla sparizione di un capo villaggio che aveva sfidato un ordine ufficiale che obbligava gli abitanti dei villaggi a firmare un documento che consentiva alle autorità del governo locale di svolgere attività minerarie sulla montagna sacra. Tale progetto potrebbe avere conseguenze devastanti per l’ambiente e per la biodiversità, mettendo anche a rischio la disponibilità di acqua potabile per i residenti. Al momento, a causa di un giro di vite sulla diffusione di informazioni, non sono disponibili notizie sulle condizioni dei 31 abitanti del villaggio. Le accuse di tortura rimangono frequenti».

Christian Solidarity Worldwide ha aggiunto che, sempre più spesso, anche i cristiani sono soggetti ad arresto e detenzione.

Il Coordination des associations et particuliers pour la liberté de conscience (CAP-LC) ha illustrato la situazione della Chiesa di Dio Onnipotente, un nuovo movimento religioso cinese di origine cristiana oggetto di persecuzione.

«La Chiesa di Dio Onnipotente (CDO)», ha spiegato il CAP-LC, «è il più grande movimento religioso cinese e fonti governative gli attribuiscono 4 milioni di fedeli. È stata fondata in Cina nel 1991 e la sua principale credenza è che Gesù Cristo sia tornato sulla Terra come Dio Onnipotente e che si sia incarnato in una donna cinese che attualmente vive negli Stati Uniti d’America dove insegna la pienezza della verità.

«A partire dal 1995 la CDO è stata inserita nella lista dei gruppi vietati (xie jiao, espressione talora erroneamente tradotta con “culti malvagi”, ma che in realtà significa “insegnamenti eterodossi”). Secondo l’articolo 300 del Codice penale cinese, fare attivamente parte di uno xie jiao costituisce un crimine punibile con una pena detentiva da tre a sette anni “o più”. Non è nemmeno necessario essere un dirigente della CDO per essere arrestato. Essere un normale fedele o persino essere trovato in possesso di pubblicazioni della CDO è sufficiente per essere arrestato, detenuto e condannato a pesanti pene detentive.

«La CDO sostiene che siano stati arrestati più di 300mila dei propri fedeli. È impossibile confermare tale cifra; tuttavia gli studiosi sottolineano che sono frequenti le notizie di arresti che coinvolgono centinaia di membri della CDO in diverse province cinesi. Le ONG hanno fatto appello alle Nazioni Unite documentando diversi casi di tortura o addirittura di morte in carcere. In Cina la CDO sembra ora subire una persecuzione più severa di quella patita dal Falun Gong.

«Le autorità cinesi hanno lanciato massicce campagne basate su fake news per screditare la CDO e per giustificare le persecuzioni. Il governo ha persuaso con successo anche media occidentali di tutto rispetto che nel 2014 membri della CDO avrebbero assassinato una donna in un McDonald’s a Zhaoyuan. Tuttavia, gli studi dei documenti processuali originali svolti da specialisti occidentali di alto livello hanno concluso che l’omicidio è stato commesso da membri di un altro movimento religioso, che ha un nome simile, ma che non è collegato alla CDO. Anche in altri casi di crimini attribuiti alla CDO, gli studiosi sono giunti alle stesse conclusioni.

«A partire da maggio, e su scala nazionale, le autorità cinesi hanno eseguito ulteriori arresti di fedeli della CDO, fermando migliaia di fedeli in diverse province. Per esempio nella provincia del Liaoning, tra il 26 e il 28 giugno, durante quella che è stata denominata “Operazione Tuono”, circa 300 persone sono state arrestate tra Dalian e Panjin, 47 a Dandong, 39 a Chaoyang, 36 a Benxi, 23 a Jinzhou, 19 a Shenyang, 14 a Fuxin, nove a Fushun, otto a Huludao, cinque a Yingkou, due a Tieling e una ad Anshan. Le case dei fedeli sono state perquisite e una grande quantità di libri religiosi della CDO e di altri oggetti personali sono stati sequestrati dalla polizia. Questa operazione speciale è stata classificata top secret. Per prevenire eventuali fughe di notizie prima degli arresti, il governo non ha preventivamente detto agli agenti quali fossero gli obiettivi dell’operazione e li ha inviati intenzionalmente in altre aree durante il suo svolgimento. Ai poliziotti è stato inoltre richiesto di firmare un accordo di riservatezza.

Le autorità hanno reso noto l’elenco delle persone da arrestare il 26 giugno solo dieci minuti prima dell’inizio dell’operazione. Gli agenti hanno anche ricevuto un avviso di gruppo tramite WeChat, un social media cinese, che richiedeva loro di lavorare giorno e notte per poter portare a termine gli arresti. Il numero di rapporti sui fedeli della CDO arrestati che riceviamo aumenta ogni giorno. Abbiamo anche ricevuto allarmanti segnalazioni di brutalità commesse dalla polizia, perquisizioni domiciliari eseguite senza mandato e torture avvenute durante l’”Operazione Tuono”.

Le ONG hanno anche documentato le morti molto sospette di oltre 30 fra dirigenti e fedeli della CDO avvenute mentre queste persone erano sotto custodia, il che ci porta a concludere che l’uccisione extragiudiziale dei fedeli della CDO è in Cina una pratica frequente.”

«Esortiamo il governo della Cina»,  ha concluso il CAP-LC, «a interrompere la persecuzione della CDO, a indagare sulle accuse di tortura e sulle uccisioni extragiudiziali, a perseguirne i responsabili e a porre termine alla campagna internazionale basata sulle fake news contro la CDO. Invitiamo inoltre tutti gli Stati membri dell’ONU dove i membri della CDO in fuga dalla Cina cercano asilo, ad accogliere generosamente e a proteggere questi rifugiati, tenendo conto che, se dovessero essere rimpatriati, dovrebbero affrontare l’arresto e la detenzione o peggio».

Contrassegnato con: Campi di concentramento in Cina, Consiglio per i diritti umani dell'ONU, Nazioni Unite

Marco Respinti
Marco Respinti

Marco Respinti è il direttore di International Family News. Italiano, è giornalista professionista, membro dell’International Federation of Journalists (IFJ), saggista, traduttore e conferenziere. Ha collaborato e collabora con diversi quotidiani e periodici, sia in versione cartacea sia online, in Italia e all’estero. Autore di libri, ha tradotto e/o curato opere di, fra gli altri, Edmund Burke, Charles Dickens, T.S. Eliot, Russell Kirk, J.R.R. Tolkien, Régine Pernoud e Gustave Thibon. Senior Fellow al Russell Kirk Center for Cultural Renewal, un’organizzazione educativa statunitense apartitica e senza fini di lucro che ha sede a Mecosta, nel Michigan, è anche socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo del Center for European Renewal, un’organizzazione educativa paneuropea apartitica e senza fini di lucro che sede a L’Aia, nei Paesi Bassi, nonché membro del Consiglio Consultivo della European Federation for Freedom of Belief. È direttore responsabile del periodico accademico The Journal of CESNUR e di Bitter Winter: A Magazine on Religious Liberty and Human Rights in China.

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