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Espianto di organi: se ne discute al Parlamento britannico

31/03/2019Ruth Ingram |

Un dibattito al parlamento britannico affronta la questione dell’espianto di organi. La Cina è accusata di «crimini contro l’umanità, su scala industriale»

Ruth Ingram

Indice: “Domande difficili” alla Cina – Pratiche “simili all’olocausto nazista” – Governo: profonda preoccupazione, ma le prove non sono ancora sufficienti

“Domande difficili” alla Cina

Questa settimana i ministri del governo del Regno Unito sono stati esortati a riesaminare le prove del presunto espianto di organi in Cina, a vietare il “turismo dei trapianti” e a fare pressioni per un’inchiesta internazionale su questo scandalo.

Jim Shannon, deputato di Strangford, aprendo il dibattito
Jim Shannon, deputato di Strangford, aprendo il dibattito

Jim Shannon, politico del Partito Unionista Democratico e deputato di Strangford, nel presentare al parlamento del Regno Unito il dibattito intitolato Espianti forzati di organi in Cina, ha esortato il governo ad assumersi le proprie responsabilità e a porsi “domande difficili sulla Cina”. Domande concernenti la pratica degli espianti di organi da prigionieri per motivi di coscienza. Il deputato ha affermato: «Possiamo starcene seduti qui a Londra, ordinare un organo, e ottenere l’intervento per il trapianto entro un mese. Non è giusto che le persone si mettano in viaggio e siano involontariamente corresponsabili delle sofferenze che vengono inflitte ai gruppi religiosi in Cina».

Citando l’Italia, la Spagna, Israele e Taiwan, Paesi che hanno già reso illegali questi viaggi e il Canada che sta approvando una legge in materia, ha affermato che questi Paesi hanno preso sul serio le conclusioni del Tribunale Indipendente per la Cina in merito all’espianto forzato di organi. Il deputato ha domandato: «Perché il Regno Unito non ha potuto seguire le loro orme?».

Ha poi affermato: «Il nocciolo della questione è che le prove (relative all’espianto forzato di organi in Cina) sono state raccolte, presentate, analizzate e giudicate innumerevoli volte e da innumerevoli istituzioni e sono state ritenute assolutamente credibili e convincenti. «Stiamo parlando di espianti di organi. Crimini contro l’umanità praticati su scala industriale».

Riferendosi al fatto che Pechino ha internato circa 1,5 milioni di uiguri e altri prigionieri di coscienza nei cosiddetti campi per la trasformazione attraverso l’educazione, ha aggiunto: «Stiamo parlando di un regime che è attualmente responsabile della più grande incarcerazione di massa di un gruppo religioso dai tempi dei nazisti durante la seconda guerra mondiale».

Oltre a sollecitare delle norme sul turismo sanitario, ha esortato una risposta internazionale alle evidenti prove sull’espianto forzato di organi da prigionieri di coscienza vivi. Ha intimato al governo del Regno Unito di non accettare semplicemente «la sottile smentita del governo cinese» secondo cui è stata interrotta la pratica di rimuovere gli organi dai prigionieri giustiziati, perché ciò costituirebbe «un totale tradimento di tutti coloro che hanno sofferto sotto regimi tirannici». Ha poi aggiunto: «Noi che d’un fiato diciamo “mai più” ma poi non facciamo nulla per rendere effettiva questa dichiarazione coraggiosa» dovremmo avere il coraggio di fare “domande dure”, piuttosto che “seppellire le nostre teste nella sabbia per proteggerle dalla crudele luce della verità che irradia intorno a noi».

Ha poi domandato: «Come ci giudicherà la storia?». Aggiungendo che è giunto il momento di «tracciare una linea e fermare l’espianto di organi senza il permesso di coloro i cui organi vengono rimossi».

Ha aggiunto che, anche se il governo britannico non fosse pronto a rendere illegale il turismo degli organi, almeno dovrebbe esortare Pechino, se non ha nulla da nascondere, a impegnarsi e a collaborare con il Tribunale indipendente per la Cina per discolparsi. Ha domandato: «Perché questa cosa è così controversa o difficile? Se la Cina non sta facendo nulla di male, non c’è ragione per cui dovrebbe essere un problema tanto delicato».

Pratiche “simili all’olocausto nazista”

Andrew Griffiths, deputato di Burton, nel segnalare l’attuale clima di intolleranza religiosa in Cina, ha ricordato al parlamento che quanto sta accadendo non è nulla di nuovo. Ha detto che gli eventi che si stanno verificando in Cina evocano l’olocausto nazista. «Le persone venivano ammassate nei campi, sottoposte a esperimenti e i loro organi espiantati. Le persone erano perseguitate per la loro fede e sappiamo come è finita, perché milioni di persone sono morte a seguito dell’olocausto. Se guardiamo alla storia, vediamo che i governi avrebbero potuto intervenire e agire, ma non lo hanno fatto. Non siamo forse giunti al punto in cui noi, mondo occidentale, dovremmo dire: “questo deve finire”?».

Andrew Griffiths deputato di Burton
Andrew Griffiths, deputato di Burton

Il deputato conservatore di Congleton, Fiona Bruce, presidente della Commissione per i diritti umani, si è detta costernata che, per ben due volte, Lord Ahmad di Wimbledon, inviato speciale del primo ministro per la libertà religiosa e di credo, abbia sostenuto che le prove non sono sufficienti. La Bruce, visti i “numeri impressionanti”, aveva continuato a esercitare pressioni perché venissero svolte ulteriori indagini sia da parte del governo britannico sia dalle Nazioni Unite, ma ha aggiunto che la sua risposta è stata solamente “non basta”.

Ha inoltre affermato che, nel 2016, la commissione del Partito Conservatore aveva definito l’espianto di organi dai prigionieri di coscienza «una forma di genocidio ammantata da moderna assistenza medica». Ha inoltre aggiunto che si tratta di una realtà «ben lontana dalla donazione volontaria di organi a cui siamo abituati in questo Paese» e ha descritto le pratiche cinesi come «atti assolutamente malvagi».

Fiona Bruce deputato di Congleton
Fiona Bruce, deputato di Congleton

Riferendosi al tribunale indipendente convocato a Londra nel dicembre 2018 sull’espianto forzato di organi, ha domandato se il fatto stesso che esso fosse presieduta da Sir Geoffrey Nice QC, il procuratore aggiunto al processo contro Slobodan Milošević a L’Aja, non dimostri che «questo problema merita tempo e attenzione al più alto livello di governo». Ha poi richiamato l’attenzione su un recente aggiornamento di 700 pagine contenente le prove prodotte nel 2016 da David Kilgour, David Matas e Ethan Gutmann, nel rapporto Bloody Harvest/The Slaughter: An Update, e ha esortato a esaminare questo nuovo materiale. Ha poi sottolineato che «Nelle recenti testimonianze verbali rese al tribunale, Matas ha affermato che, sebbene vi siano problemi nello stabilire dati precisi, la preoccupazione sollevata è sufficiente per indagare questo problema al più alto livello, sia da parte dei governi sia dalle Nazioni Unite».

Fiona Bruce parla al pubblico che gremisce la sala
Fiona Bruce parla al pubblico che gremisce la sala

Patricia Gibson, deputata del North Ayrshire e Arran, ha chiesto la fine di questa pratica «barbara e disumana. Le persone vengono trattate come bestiame». Ha inoltre trovato “bizzarro” che l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia dichiarato etici i trapianti di organi in Cina sostenendo che non vi è ragione di sospettare. Le cifre ufficiali fornite da Pechino quantificano in circa 10mila i trapianti eseguiti ogni anno, ma ha affermato che «non conosceremo mai la cifra esatta, ma il loro numero reale va da 40mila a 90mila». Ha quindi esortato il ministro degli Esteri Mark Field presente al dibattito a «mettere in dubbio e affrontare la questione con urgenza», perché nel Tribunale indipendente per la Cina è emersa «una quantità considerevole di prove». Ha aggiunto che un certo numero di parlamentari «ha espresso allarme per la valutazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità», e lei ritiene «che tale decisione mini le fondamenta stesse dell’organizzazione».

Ha poi sottolineato che «la comunità internazionale, compreso il Regno Unito, deve togliere alla Cina ogni dubbio su quanto ripugnante sia questa pratica per qualsiasi Paese che abbia un senso di decenza o attribuisca qualche valore alla dignità della vita umana. Non ci possono essere equivoci, nessuna scusa e nemmeno far finta di non vedere. Non c’è dubbio che la Cina sia un attore internazionale importante e influente, ma a nessuno Stato dovrebbe essere permesso di compiere tali orribili abusi sui diritti umani semplicemente perché è influente. Abbiamo il dovere di difendere in ogni modo possibile i diritti umani e i valori in tutto il mondo».

Governo: profonda preoccupazione, ma le prove non sono ancora sufficienti

Rispondendo a nome del governo del Regno Unito, Mark Field, Ministro di Stato per il Foreign Office (Asia e Pacifico), ha assicurato all’Assemblea che l’interessamento del governo è anche più ampio e non si limita alla questione dell’espianto di organi, ma è teso e preoccupato per la situazione degli Uiguri nello Xinjiang e a disagio per le crescenti restrizioni alla libertà di religione e credo in Cina. Ha affermato che il governo britannico è «profondamente preoccupato» per la persecuzione delle minoranze religiose, compresi i cristiani, i musulmani di diversi culti, i buddhisti e i praticanti del Falun Gong che affrontano persecuzioni e interferenze nei loro luoghi di culto, per l’insegnamento religioso e per le loro usanze. Il governo britannico aveva co-sponsorizzato un evento collaterale sullo Xinjiang alla recente riunione dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) e, in quell’occasione, Lord Ahmad ha manifestato le preoccupazioni della Gran Bretagna nel suo discorso di apertura.

Ma quando si è affrontata la questione delle prove dei prelievi di organi, Field ha ribadito che mancano prove concrete. Ha aggiunto che se queste accuse fossero vere «queste pratiche sarebbero davvero terrificanti». Ma ha continuato, «abbiamo bisogno di investigare in modo appropriato e completo tali segnalazioni e accuse e di stabilire i fatti». Citando l’aggiornamento del rapporto di Kilgour, Matas e Gutmann, ha ammesso che «c’è un crescente numero di ricerche, molte delle quali sono estremamente preoccupanti». Riferendosi alle conclusioni del rapporto, ha affermato di dubitare della trasparenza del sistema dei trapianti di organi in Cina, ma ha affermato che mancano ancora incontrovertibili prove di illeciti.

Il ministro degli Affari esteri e del Commonwealth (Asia e Pacifico) Mark Field
Il ministro degli Affari esteri e del Commonwealth (Asia e Pacifico) Mark Field

Ha aggiunto: «Gli autori affermano chiaramente di non avere pistole, o bisturi fumanti, per dimostrare le loro accuse, quindi sono costretti a fare affidamento su ipotesi e tecniche di ricerca meno rigorose», aggiungendo che le prove sono necessarie e che il suo governo sta cercando di trovarne di più corpose. Ha negato che le relazioni commerciali della Gran Bretagna con la Cina abbiano alcun rapporto con l’impegno per i diritti umani o il giudizio su questa «questione sempre più importante».

Ha poi affermato con fermezza: «Continueremo a impegnarci con la Cina su una gamma completa di questioni, compresi i diritti umani». Dopo che Jim Shannon ha ricordato che la Commissione esecutiva del Congresso degli Stati Uniti d’America sulla Cina, ha fatto riferimento a una chiara base probatoria che non può essere ignorata, Field si è impegnato a rivedere le prove disponibili, ma ha ripetuto che sarebbe stato difficile cambiare l’opinione dell’OMS senza prove.

Ha poi aggiunto: «L’Organizzazione Mondiale della Sanità, sulla base delle proprie osservazioni, ritiene che la Cina stia mettendo in atto un sistema di donazioni e trapianti che ritiene etico e volontario e che assegna gli organi in modo equo, trasparente e tracciabile, in linea con le norme e i principi internazionali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità condivide questa visione con molti dei maggiori esperti mondiali di donazioni e trapianto di organi», ma ha aggiunto che il suo ministero lo avrebbe tenuto al corrente del dibattito, delle nuove prove e delle nuove fonti di informazione.

Ha inoltre affermato che: «Ci sono motivi di profonda preoccupazione, come è stato dimostrato nel dibattito, ma crediamo di essere ancora lontani dal concetto di prova riconosciuto dallo Stato. Sono ben consapevole del fatto che il problema viene ora esaminato da un certo numero di parti interessate, a cui io e il membro del gabinetto abbiamo fatto riferimento. Come ho già detto, lavoreremo sulla questione nell’ambito della comunità internazionale e ciò, a mio avviso, susciterà l’attenzione di molti Paesi che nutrono profonde preoccupazioni in merito a tali questioni».

Contrassegnato con: Diritti umani, Espianto di organi

Ruth Ingram

Ruth Ingram, ricercatrice, collabora assiduamente a varie testate, fra cui il sito dell’Institute of War and Peace Reporting (la principale pubblicazione su Asia Centrale e Caucaso), Guardian Weekly e The Diplomat.

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