Eseguendo quanto stabilito in un piano segreto che Bitter Winter ha rivelato un mese fa, il PCC sta portando in Corea del Sud i familiari dei fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente che stanno richiedendo asilo per organizzare false “dimostrazioni spontanee” con l’aiuto di attivisti anti-sette filocinesi.
Il 4 agosto, Bitter Winter ha pubblicato un documento segreto del Partito Comunista Cinese che prescriveva di attuare azioni di disturbo in Corea del Sud nei confronti dei richiedenti asilo appartenenti alla Chiesa di Dio Onnipotente (CDO), un nuovo movimento religioso cinese di origine cristiana che in Cina viene pesantemente perseguitato. Il PCC ha disposto che venissero reclutati i parenti dei richiedenti asilo che vivono ancora in Cina, se necessario anche attraverso minacce e intimidazioni, per chiedere il “ritorno a casa” dei rifugiati (che, ovviamente, lungi dal tornare a “casa”, una volta in Cina verrebbero arrestati e quindi “tornerebbero” in prigione). Il piano richiedeva anche di cercare la collaborazione di attivisti filocinesi e anti-sette ostili alla CDO in Corea del Sud.
Bitter Winter ha appreso che è stata ora data esecuzione al piano. Il 27 agosto O Myung-ok (오명옥), un’attivista filocinese e anti-CDO, ha pubblicato diversi rapporti su alcuni media coreani filocinesi e/o anti-sette, tra cui Religion and Truth(종교와 진리), diffondendo fake news secondo cui i fedeli della CDO sarebbero falsi rifugiati che stanno abusando del sistema di protezione per i profughi e che la fede in Dio Onnipotente condurrebbe alla distruzione della famiglia. In tali rapporti veniva richiesto con forza che i fedeli della CDO venissero rimpatriati in Cina.
Come rivelato dai media citati, nel periodo compreso tra il 30 agosto e il 4 settembre oltre 50 persone, comprendenti una decina di familiari di rifugiati appartenenti alla CDO che si trovano in Corea e fedeli di cinque gruppi cristiani coreani attivi nelle campagne contro le “sette”, dimostreranno contro la CDO davanti al tribunale di Jeju, al parlamento di Jeju, alla comunità della CDO di Onsu, all’edificio di culto della CDO (ossia il luogo in cui i fedeli della CDO si radunano regolarmente per pregare), alla Casa Blu (o Cheong Wa Dae, residenza ufficiale e ufficio esecutivo del capo di Stato sudcoreano, ossia il presidente della repubblica della Corea del Sud) e in altri luoghi. Il 31 agosto hanno anche tenuto una conferenza stampa. Tutte queste informazioni sono state confermate da fonti confidenziali in Corea del Sud e dai fedeli della CDO intervistati da Bitter Winter.
Nel pomeriggio del 30 agosto, un fedele della CDO ha saputo dalla madre, che attualmente vive in Cina, che alcuni funzionari del PCC avevano incontrato i suoi familiari due mesi prima, chiedendo loro di collaborare e di recarsi in Corea del Sud per riportarlo in Cina. Da una stima approssimativa, il PCC avrebbe chiesto a più di dieci parenti di fedeli della CDO di fare la stessa cosa, aprendo anche un account WeChat dedicato per discutere con loro i dettagli dell’operazione. La madre di questo fedele gli ha poi riferito che sua sorella maggiore e il marito erano in viaggio verso Jeju assieme a funzionari governativi e che era stato chiesto loro di rimanere in Corea del Sud il più a lungo possibile. La madre ha insistito: «La faccenda si sta facendo seria: faresti meglio a tornare con loro o rischiamo di trovarci in grossi guai».
Un’altra fedele della CDO sudcoreana e suo marito, entrambi cinesi sudcoreani, erano fuggiti in Corea del Sud a causa della persecuzione scatenata dal PCC in Cina. Il 29 agosto la madre della donna, che vive in Cina, le ha comunicato al telefono che sarebbe venuta in Corea del Sud per farle visita, assieme a suo cugino, e che stavano aspettando l’aereo per Jeju proprio in quel momento. La fedele della CDO ha allora chiesto alla madre di volare direttamente su Seoul, visto che lei vive lì, ma la madre ha ribattuto che non era proprio possibile dato che sarebbero dovuti rimanere a Jeju per un paio di giorni prima di proseguire per Seoul come previsto e che le loro camere d’albergo nella città erano già prenotate. La fedele della CDO ha notato che la madre esitava a parlare, aggiungendo che le aveva addirittura passato il cugino al telefono poiché non riusciva a spiegarsi bene. È importante rilevare che il cugino lavora per una stazione televisiva governativa in Cina.
Nel pomeriggio del 30 agosto, O Myung-ok è andata a prendere all’aeroporto due cameramen in arrivo da Seoul. Sulle base delle notizie che abbiamo ricevuto, 11 parenti cinesi sono giunti a Jeju (secondo O Myung-ok erano 13) e alcuni funzionari cinesi si trovano ul posto Sud per dirigere la campagna. Stando alla loro agenda, il 31 agosto e il 1° settembre organizzeranno conferenze stampa e manifestazioni davanti al tribunale di Jeju e all’edificio del parlamento; i giorni 2, 3 e 4 settembre organizzeranno dimostrazioni, rispettivamente presso la comunità della CDO di Onsu, davanti alla Casa Blu e presso l’edificio di culto della CDO.
Quando i rifugiati della CDO hanno appreso che i loro familiari sarebbero venuti in Corea del Sud, hanno chiesto di incontrarli il prima possibile. La CDO ha quindi preso contatti con la polizia sudcoreana, chiedendo aiuto per organizzare questi incontri con i familiari, Ma O Myung-ok li ha respinti. Secondo la deposizione scritta che la donna ha rilasciato alla polizia, non ha permesso che si incontrassero fino a dopo la fine della manifestazione.
Abbiamo appreso da fonti sudcoreane ben informate che O e il PCC sostengono che la CDO stia cercando di impedire ai propri fedeli di incontrare i parenti che vengono in Corea del Sud dalla Cina. Questo non corrisponde a verità, essendo anzi O a impedire gli incontri. Ovviamente il PCC e gli attivisti anti-sette sono più interessati alla lropria propaganda che al benessere delle famiglie.
Nove ONG internazionali specializzate nella difesa della libertà religiosa, tra cui CAP-LC, che gode di status consultivo al Consiglio Economico e Sociale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ECOSOC), hanno firmato un appello (pubblicato di seguito), datato 31 agosto, per porre fine a questa spietata persecuzione di rifugiati innocenti, condannando con forza sia le azioni del PCC sia quelle degli attivisti anti-sette della Corea del Sud.
L’appello delle nove ONG
Fermate la persecuzione dei cinesi fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente rifugiati in Corea del Sud
Pesantemente perseguitati in Cina, con molti casi documentati di torture e uccisioni extragiudiziarie, centinaia di fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente sono scappati in Corea del Sud, dove hanno richiesto lo stato di rifugiati. Il Partito Comunista Cinese (PCC) li sta perseguitando anche in Corea del Sud: ha difatti costretto o persuaso con le minacce i parenti dei rifugiati a recarsi in Corea del Sud per chiedere loro di “tornare a casa”, cioè di tornare in Cina dove, invece che “a casa”, andrebbero in prigione, e sta inscenando false “manifestazioni spontanee” con l’aiuto di movimenti locali contro le “sette” .
È uno scandalo che per il PCC non si accontenti di perseguitare i dissidenti religiosi in Cina, ma che li perseguiti financo nei Paesi in cui sono fuggiti, avvalendosi dell’aiuto di movimenti “anti-sette” fuorviati e di simpatizzanti filocinesi.
Chiediamo alle autorità cinesi di interrompere immediatamente questa campagna di odio contro rifugiati innocenti e alle autorità sudcoreane di concedere l’asilo ai fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente che, se dovessero tornare in Cina, verrebbero arrestati, incarcerati e probabilmente torturati.
31 Agosto 2018
CAP-LC – Coordination des Associations et des Particuliers pour la Liberté de Conscience
CESNUR – Centro Studi sulle Nuove Religioni
EIFRF – European Interreligious Forum for Religious Freedom
FOB – European Federation for Freedom of Belief
FOREF – Forum for Religious Freedom Europe
HRWF – Human Rights Without Frontiers
LIREC – Centro studi sulla libertà di religione, credo e coscienza
ORLIR – Osservatorio internazionale sulla libertà religiosa dei rifugiati
Soteria International