La legge che il PCC applica per mettere a tacere chi protesta prevede 32 casi in cui presentare una petizione può comportare condanne pesanti
di Han Sheng
Numerosi media cinesi hanno recentemente ripubblicato un articolo sui «32 tipi di petizione illegali» elencati nel documento intitolato Parere guida sulla legge che gli organi preposti alla sicurezza pubblica devono applicare per gestire i casi di condotta illecita nella presentazione di una petizione. Il documento era stato pubblicato per la prima volta dal ministero per la Sicurezza pubblica nel luglio 2008 e aggiornato nel 2013. L’interesse per la legge è motivato dal forte aumento delle nuove petizioni registrato da quando gli uffici delle lettere e petizioni hanno ripreso il lavoro dopo la revoca del lockdown.
Secondo la legge, i firmatari di petizioni possono essere accusati di «agire per disturbare l’ordine pubblico» o di «attaccare briga e provocare problemi» per aver collocato corone e ritratti dei defunti negli Uffici delle lettere e petizioni o per aver istigato una «assemblea illegale». Sono previste anche pesanti sanzioni per i sit-in, per la pubblicazione e distribuzione di materiale, per aver gridato slogan, esposto striscioni o condiviso reclami scritti nelle istituzioni statali e nei luoghi pubblici, nonché per il blocco del traffico. Le persone possono essere ritenute penalmente responsabili se si procurano delle automutilazioni o tentano di suicidarsi gettandosi da un edificio o da un ponte. Chi ha precedenti penali per aver presentato petizioni non può lavorare come dipendente pubblico, insegnante, guida turistica, contabile, direttore di una società e oltre 40 altre professioni. I figli e gli altri parenti stretti dei firmatari condannati non potranno superare le «valutazioni politiche» per diventare dipendenti pubblici, aderire al PCC o arruolarsi nell’esercito.
A causa di questa e di altre leggi finalizzate al cosiddetto mantenimento dell’ordine, molti difensori dei diritti civili hanno pagato un prezzo molto pesante.
Il 12 novembre il Tribunale del popolo di Zhangjiakou, una prefettura nella provincia settentrionale dell’Hebei, si è pronunciato su una petizione condannando tutti e sei i firmatari a oltre dieci anni di carcere. Una donna di 71 anni ha ricevuto la condanna più severa, 14 anni e sei mesi.
Gli abitanti del villaggio di Dongyaozi, nella prefettura di Zhangjiakou, hanno spiegato che 14 anni fa l’amministrazione locale aveva sequestrato circa 70 acri di terra, da allora sette anziani hanno presentato petizioni alle autorità superiori per conto di tutti gli abitanti del villaggio al fine di ottenere un risarcimento. Una di loro, una donna di 68 anni, è stata picchiata dalla polizia ed è morta a causa di un infarto. Per fermare le petizioni, il governo aveva promesso di dare agli abitanti un milione e 970mila renminbi (circa 278mila dollari statunitensi) e di astenersi da ulteriori ritorsioni nei loro confronti. Paradossalmente l’accordo sottoscritto è diventato una prova per accusarli di «estorsione e ricatto».
Gli abitanti del villaggio di Ankang nella contea di Donggang, nella provincia nord-orientale del Liaoning, avevano presentato una petizione perché per anni i funzionari del villaggio hanno affittato dei banchi di sabbia intascando gli affitti. Per la coppia che rappresentava il villaggio la battaglia si è conclusa in un disastro. Nel 2016 la donna è stata condannata a 11 anni di carcere, mentre il marito è morto in un incidente automobilistico sospetto.
Un abitante ha detto a Bitter Winter: «Per poterli accusare di estorsione e ricatto l’amministrazione ha fabbricato delle false prove per dimostrare che la coppia aveva preso in prestito dal comitato del villaggio oltre 500mila renminbi. Gli affitti ammontano a 100 milioni di renminbi (circa 14 milioni di dollari statunitensi), ma gli abitanti del villaggio non hanno ricevuto un centesimo e sono finiti tutti nella black list. Quando alcuni di loro viaggiano insieme, vengono subito indagati. Chi sta estorcendo e ricattando?».
Il 7 aprile 2011 gli abitanti del villaggio di Tangjian, amministrato dalla città di Xinzhou, nella provincia settentrionale dello Shanxi, avevano lanciato una petizione collettiva perché l’amministrazione locale si era appropriata di metà dei loro compensi. Tuttavia, invece di recuperare il loro denaro, otto dei principali organizzatori sono stati condannati da due a cinque anni di carcere per aver «radunato una folla per intralciare il traffico». In realtà l’incidente è stato messo in scena da funzionari governativi e agenti di polizia, che hanno intercettato i firmatari e causato un ingorgo lungo la strada che conduce alla sede di un’istituzione statale.
Per anni una coppia dello Shanxi ha chiesto invano di ottenere un risarcimento per il figlio reso invalido da un insegnante. Non solo non hanno ottenuto giustizia, ma nel 2017 sono stati brutalmente bloccati mentre andavano a presentare una delle loro petizioni e condannati al carcere. I due sono stati accusati di «attaccare briga e provocare guai» per aver agito in modo «anormale» presentando la loro petizione quasi mille volte.