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La Chiesa delle Tre Autonomie si rifiuta di pregare il Dio comunista

21/06/2019Jiang Tao |

Disobbedienza civile nella Chiesa protestante controllata dallo Stato. Diverse comunità si sottraggono al diktat ideologico, cercando ponti con gli “irregolari”

I fedeli di una Chiesa domestica mentre tengono una riunione nei boschi
I fedeli di una Chiesa domestica mentre tengono una riunione nei boschi (Immagine tratta da Internet)

Jiang Tao

A quanto pare, il piano del PCC per costringere tutte le Chiese domestiche ad aderire alla Chiesa delle Tre Autonomie, attraverso l’imposizione di un controllo strettissimo e la sostituzione della parola di Dio con l’ideologia comunista, ha ottenuto il risultato opposto. Le continue misure di costrizione hanno generato nelle comunità delle Chiese approvate dal governo una sensazione di crisi morale crescente. Così, sono sempre più numerosi i fedeli e i ministri di culto che lasciano la Chiesa ufficiale per aderire alle Chiese domestiche anche a rischio di persecuzioni ancora più severe.

Basta compromessi con il PCC

Il pastore di una Chiesa delle Tre Autonomie della città di Fuzhou, nella provincia sud-orientale dello Jiangxi, ha raccontato a Bitter Winter che il controllo e la sorveglianza del governo si sono piano piano insinuati in ogni aspetto della vita dei credenti. «Non possiamo dare formazione ai fedeli e le nostre finanze sono controllate, perciò non possiamo portare avanti alcuna attività», ha affermato. «Le nostre sale per riunioni sono state chiuse; quando non eravamo d’accordo con l’installazione di telecamere di sorveglianza, hanno scavalcato il muro, hanno aperto la porta e le hanno posizionate con la forza. In altre parole, siamo sotto assedio».

Un altro collaboratore della stessa Chiesa ha aggiunto: «Chiaramente vogliono distruggere la nostra fede e reciderla fin dalle radici. È terribile, per questo non cederemo mai!».

Nell’affrontare questo controllo, sempre crescente e pervasivo, alcune Chiese delle Tre Autonomie hanno iniziato a cercare un modo per praticare la propria fede in modo libero rispetto all’ideologia comunista. Il pastore di un’altra di queste Chiese nello Jiangxi ha raccontato a Bitter Winter che ha saputo che di recente sei predicatori hanno abbandonato la Chiesa ufficiale, portando con sé la propria comunità. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e li ha portati a decidere è stata l’introduzione della certificazione dello stato di predicatore basata sull’ideologia e l’implementazione obbligatoria della politica dei “quattro requisiti”, che impone ai luoghi di preghiera di issare la bandiera nazionale, di predicare i «valori centrali del socialismo», di promuovere leggi e regolamenti del Paese, nonché la cultura cinese.

«La tendenza attuale è quella di tornare alle Chiese domestiche. In effetti, tale modalità esiste da lungo tempo nella città di Wenzhou, nella provincia orientale dello Zhejiang, dopo che nel 2014 è stata applicata la campagna di smantellamento delle croci. Le Chiese domestiche e la Chiesa delle Tre Autonomie stavano già portando avanti una posizione univoca. Di fronte alla persecuzione, ciascuno si accorderà per trovare contromisure per affrontare il PCC», ha spiegato il pastore.

Unire le forze con le Chiese domestiche

I collaboratori di altre Chiese approvate dallo Stato hanno confermato di essere alla ricerca di vie di collaborazione con le Chiese domestiche. «Come Chiese delle Tre Autonomie, il nostro vantaggio è che capiamo le politiche e le tendenze attuali del PCC e per questo possiamo mettere in guardia le Chiese domestiche; possiamo anche fornire loro degli avvertimenti opportuni. Contemporaneamente, loro sono più flessibili in termini di statuto; possono rompere con il sistema del Partito e formare dei predicatori».

Il pastore di una Chiesa delle Tre Autonomie che è stato arrestato nel corso della campagna del 2014 nello Zhejiang per smantellare le croci ha affermato: «Lo scenario peggiore per noi è rinunciare all’edificio della chiesa per salvare la comunità. Per esempio, potremmo avere un gruppo di dieci fedeli, di cui solo uno incaricato per la predicazione. Possiamo imparare dal PCC e portare avanti un conflitto basato sulla guerriglia».

Nonostante questo, però, affrancarsi dal controllo del governo comporta anche un pericolo più grande. Forse, il PCC si aspettava che presto le severe misure repressive portassero i credenti a cercare delle vie di uscita. Pertanto, le autorità di tutto il Paese hanno iniziato a tenere una complessiva e dettagliata registrazione dei dati dei credenti. Per scovare qualsiasi credente che abbandoni la Chiesa ufficiale, i funzionari individueranno il luogo in cui si trovano, uno dopo l’altro. A meno che non vi sia conferma che abbiano rinunciato alla fede, coloro che sono stati fedeli della Chiesa delle Tre Autonomie resteranno sotto sorveglianza.

Alcune Chiese stanno mettendo in pratica delle contromisure che possano evitare loro l’applicazione di questa politica. Un collaboratore della Chiesa delle Tre Autonomie ha raccontato: «Innanzitutto, è nostro dovere proteggere gli studenti del catechismo domenicale e i credenti più giovani. Ora come ora i ragazzi non possono farsi vedere in chiesa, per evitare che siano individuati e registrati. Le questioni della Chiesa vengono gestite da chi già è noto come credente e da chi ha una certa età. Mai risponderemo con sincerità alle domande del governo a proposito di chi appartiene alla nostra comunità. Soprattutto per quanto riguarda i giovani e i membri del Partito che siano religiosi: sono loro i bersagli principali della repressione».

Meglio pregare in cantina che adorare il PCC

Nella città di Handan, nella provincia settentrionale dell’Hebei, una ventina di fedeli cristiani stavano tenendo un’assemblea in una cantina. La moglie del predicatore era di guardia alla porta, per essere certi che non arrivasse nessuno.

Il responsabile della Chiesa ha raccontato a Bitter Winter: «Dopo aver compreso che la Chiesa delle Tre Autonomie in realtà era un teatrino, l’ho lasciata e ho portato con me alcuni dei fedeli. Meno di un anno dopo, alcuni impiegati governativi ci hanno scovati. Hanno fatto pressioni sul padrone di casa e hanno chiuso la nostra sala per riunioni. Ora non abbiamo altra scelta che tenere le assemblee in cantina».

La cantina è piccola e angusta, a malapena 20 metri quadrati di superficie, senza prese d’aria. È una condizione difficile, specialmente per gli anziani, che talvolta respirano a fatica e sono a disagio. Alcuni dei fedeli ricordano che una volta una signora di circa ottant’anni si è sentita male per problemi di cuore nel corso di un’assemblea e che due dei fedeli hanno dovuto farla uscire dalla cantina.

Nonostante il disagio e il crescente pericolo di essere perseguitati, i credenti non rimpiangono nulla. La loro determinazione a mantenere l’indipendenza è accentuata dalle restrizioni crescenti imposte ai fedeli della Chiesa ufficiale.

«La Chiesa delle Tre Autonomie vuole che noi crediamo nel Partito Comunista, non che adoriamo Dio», ha spiegato il responsabile della Chiesa. «In futuro, anche se dovremo continuare a tenere le nostre assemblee in cantina, non torneremo alla Chiesa “grande”».

I fedeli promettono di perseverare

L’anno scorso, il predicatore di una delle Chiese delle Tre Autonomie della città di Zhouckou, nella provincia centrale dell’Henan, è stato licenziato per aver rifiutato di consegnare al governo il denaro delle offerte destinate alla Chiesa. Per questo ha abbandonato la Chiesa e si è portato via più di una decina di fedeli, per tenere le assemblee in casa. Cinque mesi più tardi, le autorità l’hanno arrestato e hanno scattato fotografie a tutti i fedeli del suo gruppo. È stato rilasciato solo dopo che l’hanno costretto a promettere di finirla con le assemblee. Da allora, il gruppo si ritrova con modalità sempre più segrete; uno di loro tiene sempre sott’occhio l’ingresso.

Anche la predicatrice di una Chiesa delle Tre Autonomie della città di Zhengzhou, nell’Henan, ha scelto di abbandonare la Chiesa ufficiale e di organizzare la preghiera in assemblee riservate ai fedeli che l’hanno seguita. Poco tempo dopo, le autorità li hanno scoperti. I funzionari hanno imposto ai fedeli di firmare una dichiarazione che garantisse che non avrebbero più tenuto delle assemblee; altrimenti, avrebbero ricevuto una multa di 200mila renminbi (circa 29mila dollari statunitensi).

Ciò nonostante, il gruppo non prevede di tornare in seno alla Chiesa delle Tre Autonomie. In uno dei suoi sermoni, la donna li ha incoraggiati a resistere, dicendo: «Se un giorno non vi sarà più la possibilità di tenere neppure questo tipo di assemblea, vorrà dire semplicemente che ci riuniremo in gruppetti di due o tre persone».

I credenti in fuga, inoltre, stanno implementando una serie di altre misure per evitare le persecuzioni, come spegnere i cellulari durante le assemblee per non essere tracciati, oppure radunarsi al mattino presto, fra le 4 e le 5.

Contrassegnato con: Chiesa delle Tre Autonomie, Chiese domestiche, Cristianesimo

Jiang Tao
Jiang Tao

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