Segnali contraddittori da Bruxelles. Approvata una risoluzione eccellente a favore di Hong Kong, ma intanto viene cancellato l’ufficio dell’Inviato speciale per la libertà religiosa nel mondo
di Marco Respinti
Probabilmente il governo cinese pensa che l’indifferenza dimostrata dall’Occidente nei confronti della libertà religiosa, dei diritti umani e del futuro di Hong Kong sia l’alleato migliore dei suoi duri metodi repressivi. Intanto, a ogni nuovo scoppio di rivolta a Hong Kong, Pechino non ha lesinato il pugno di ferro, e ovviamente è pronta a farlo ancora quando dovesse ritenerlo necessario. Ma forse il PCC pensa che sia soprattutto il tempo a lavorare a proprio favore.
Alla fine del 2019 migliaia di cittadini di Honk Kong si sono rivoltati ancora una volta contro la legge sull’estradizione. Il governo del Capo esecutivo, Carrie Lam, ispirato da Pechino, ha subito ordinato l’intervento della polizia. Dopo settimane di gravi scontri con i manifestanti, il governo ha ritirato la proposta di legge. Tutto si è acquietato, il mondo si è dimenticato in fretta le immagini eroiche e commoventi dei manifestanti che aveva viste alla televisione, e il PCC e i suoi alleati a Hong Kong hanno rapidamente congelato la situazione, lasciando la Regione Amministrativa Speciale in un limbo.
Il passo successivo è arrivato il 28 maggio, quando la Cina ha imposto a Honk Kong la nuova legge sulla sicurezza. Com’era prevedibile, nelle strade sono esplose nuove proteste, seguite, il 4 giugno, da un’impressionante manifestazione pacifica che, in occasione dell’anniversario di Piazza Tiananmen, ha sfidato i divieti ufficiali. Ancora una volta, però, l’attenzione del mondo sta svanendo velocemente: eppure la nuova legge è lì e ogni giorno che passa la Cina è più prossima a mettere definitivamente fine allo status speciale di cui gode Hong Kong.
È dunque ancora più importante sostenere Hong Kong nei momenti di calma apparente che non nelle giornate calde delle proteste. Fra le buona notizie vi è allora da annoverare il fatto che, il 19 giugno, il Parlamento Europeo abbia approvato, con 565 voti a favore e 34 contrari (e 62 astensioni), una risoluzione che mira a portare la Cina davanti alla Corte internazionale di giustizia per l’imposizione della citata legge sulla sicurezza nazionale alla Regione amministrativa speciale in violazione della Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984 e della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Il linguaggio adoperato dai deputati è forte e chiaro. Chiede il ritiro immediato della legge sulla sicurezza, il rilascio degli attivisti e dei manifestanti democratici che sono stati arrestati ingiustamente e ingiustificatamente, nonché la nomina di un Inviato speciale delle Nazioni Unite che affronti e risolva l’intera questione di Hong Kong.
Per l’atteggiamento dell’Europa nei confronti dei diritti umani e della libertà religiosa in generale vi è però anche una notizia cattiva ed è il fatto che la Commissione Europea (CE) abbia deciso di cancellare completamente il ruolo di Inviato speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione Europea. L’ufficio era stato istituito dalla stessa CE nel maggio 2006, con la nomina dell’uomo politico slovacco ed ex commissario europeo Ján Figel’. Benché sottoposto a limitazioni politiche, Figel’ ha svolto un lavoro ottimo fino al dicembre 2019, quando il suo mandato è scaduto. Ora, nonostante le numerose petizioni inviate dai sostenitori dei diritti umani e da varie ONG, non solo a Figel’ non è riassegnato quell’incarico prezioso, ma la posizione stessa è stata eliminata.
Chi nel mondo subisce persecuzioni per la fede religiosa che professa dovrebbe allora concluderne che all’Unione Europea non interessino né quelle sofferenze né i diritti umani fondamentali? O deve pensare che per l’Unione Europea economia e imprese contino di più della difesa dei diritti umani?
Per il voto coraggioso espresso su Hong Kong complimenti ai parlamentari europei: adesso dovrebbero chiedere alla CE di nominare un nuovo Inviato speciale per la libertà religiosa, garantendone l’indipendenza.