Mentre proseguono le proteste contro le riforme scolastiche, il regime vara il «Mese della propaganda contro gli xie jiao» che minaccerebbero l’ordine nella regione
di Massimo Introvigne
La Mongolia Interna, che i mongoli preferiscono chiamare Mongolia meridionale, sta facendo notizia in tutto il mondo a causa delle proteste contro la riforma scolastica che rende il cinese la lingua principale nella regione e limita la lingua mongola a un ruolo marginale. Il PCC reagisce però ora alle proteste con una repressione severa e agisce come è solito fare nei momenti di crisi. Ovvero incolpa dei problemi e dei disordini gli xie jiao, una espressione tradotta dallo stesso PCC come «sette malvage» – ma che in realtà significa «insegnamenti eterodossi» – che viene utilizzato per etichettare movimenti religiosi vietati quali il Falun Gong e la Chiesa di Dio Onnipotente.
Il 28 agosto l’Associazione anti xie jiao della Regione Autonoma della Mongolia Interna ha lanciato in tutta la regione il «Mese della propaganda contro gli Xie Jiao», organizzando un evento svoltosi nella prefettura di Höhhot (forse scelta perché i residenti sono in maggioranza cinesi han). Il mese anti xie jiao ha avuto ufficialmente inizio pigiando dei pulsanti su una sfera dall’aspetto strano.
Zhao Jianmin, segretario generale dell’Associazione anti xie jiao, ha dichiarato, nel proprio discorso di apertura, che «la lotta contro gli xie jiao è uno scontro tra la giustizia e il male, ed è una lotta politica necessaria per consolidare il potere politico e mantenere l’ordine alla frontiera». Ovviamente ha aggiunto che il mese della propaganda anti xie jiao «deve essere guidato dal pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era mettendo in pratica lo spirito delle istruzioni del Comitato Centrale del PCC sulla prevenzione e il controllo dell’epidemia di coronavirus e prendendo di mira le organizzazioni settarie che strumentalizzano l’epidemia per diffondere voci infondate e sconvolgere la società».
Fino al 28 settembre saranno organizzati eventi e saranno distribuiti striscioni e opuscoli, insegnando «a tutti i gruppi etnici della Mongolia Interna a proteggersi dalle sette e a dare un contributo positivo alla costruzione di una barriera sicura e stabile ai confini settentrionali della madrepatria». Si tratta di una combinazione interessante che unisce la lotta contro il cosiddetto separatismo a quella contro ogni critica su come il PCC ha gestito l’epidemia di COVID-19 e a quella contro gli xie jiao, che il Partito usa come comodo capro espiatorio per tutti i suoi problemi.