Il regime comunista cinese impone censura rigorosa e misure di controllo ideologico per garantire che gli educatori seguano la linea del Partito
di Han Sheng
Il PCC ha imposto misure rigorose per garantire l’assoluta lealtà degli insegnanti delle scuole e università cinesi assicurandosi che essi siano esposti il meno possibile alla democrazia, alla religione e alle critiche nei confronti del governo. Da quando nel 2013 è entrato in carica il presidente Xi Jinping le misure di censura e controllo continuano a intensificarsi e numerosi insegnanti sono stati puniti per aver fatto discorsi «impropri» e altri «cedimenti ideologici».
Tra le misure adottate vi sono le rigide restrizioni di viaggio imposte agli insegnanti, ai quali, dopo ogni viaggio all’estero, viene chiesto di consegnare il passaporto. In questo modo non possono lasciare la Cina nemmeno per fare una vacanza a Hong Kong, Macao e Taiwan. Quelli che disobbediscono vengono puniti e possono anche perdere il lavoro.
In dicembre l’Ufficio per l’istruzione di Ruian, una contea nella provincia orientale dello Zhejiang, ha rimproverato pubblicamente tre insegnanti colpevoli di essersi recati all’estero senza autorizzazione o di aver prolungato le loro visite.
Un’insegnante di scuola elementare della Mongolia Interna ha confermato a Bitter Winter che è diventato sempre più difficile fare un viaggio all’estero. L’insegnante ha spiegato: «Dobbiamo sottoporci a un iter di approvazione strutturato su diversi livelli che comprende un colloquio circa la nostra comprensione degli affari esteri e interni, inoltre dopo ogni viaggio dobbiamo riconsegnare i nostri passaporti. Chi non restituisce il passaporto entro il termine stabilito viene rimproverato pubblicamente e il documento viene revocato per cinque anni».
Un docente universitario nella Mongolia Interna ha riferito a Bitter Winter che in ottobre una squadra di ispezione del governo centrale ha indagato sulla posizione ideologica degli insegnanti in merito alle proteste a favore della democrazia a Hong Kong. Hanno intervistato tutti i docenti individualmente e monitorato le loro classi per accertare se avessero «pensieri reazionari». Chi ha fatto «commenti impropri» è stato punito.
Il professore ha aggiunto: «Ci tenevano d’occhio anche durante le lezioni» e ha riferito che nel 2016 il ministero per l’Istruzione ha adottato un documento intitolato Pareri circa la realizzazione e il miglioramento di un meccanismo efficace a lungo termine per la formazione etica dei docenti universitari, ordinando loro di «non dire o fare nulla nelle loro attività educative o di insegnamento in contrasto con la linea del partito». Gli studenti informatori che le autorità hanno collocato in ogni classe aiutano a garantire che gli insegnanti implementino tale ordine.
Un’insegnante di scuola elementare della provincia settentrionale dell’Henan ha detto a Bitter Winter che in giugno l’Ufficio provinciale per l’istruzione ha tenuto una riunione per accertare «i pericoli e i potenziali rischi in campo ideologico». Successivamente, a ciascuna scuola, è stato chiesto di istituire un «gruppo di controllo ideologico» per garantire che gli insegnanti non facessero commenti critici nei confronti del governo o del sistema socialista. Il team è anche tenuto a esaminare le credenze religiose degli insegnanti.
Un insegnante di inglese di mezza età della provincia orientale dello Shandong ci ha riferito: «Il governo ritiene che gli insegnanti religiosi siano ostili al Partito anche se non fanno proselitismo. Il PCC teme che essi integrino la fede nell’insegnamento. Ecco perché li controllano rigorosamente e pretendono che essi seguano l’ideologia del regime trasformandoli in burattini incapaci di pensare in modo indipendente».
Una semplice osservazione sulla religione in classe può mettere gli insegnanti nei guai.
Nel giugno dello scorso anno, un’insegnante di scuola elementare nello Shandong aveva chiesto a uno scolaro musulmano hui di parlare dei propri usi e costumi etnici e aveva pubblicato il video della presentazione su WeChat, l’app di messaggistica più popolare in Cina. L’iniziativa è stata percepita come una forma di «propaganda religiosa in pubblico» perché lo studente ha menzionato l’iftar, ossia il pasto serale che durante il Ramadan rompe il digiuno. L’insegnante è stata indagata da vari dipartimenti governativi ed è stata costretta a dimettersi. Il direttore dell’Ufficio per l’istruzione della città e il segretario del Comitato del PCC hanno dovuto sottoporsi pubblicamente a procedure di autocritica.
Un’altra insegnante di inglese nello Shandong ha riferito a Bitter Winter che l’Ufficio provinciale per l’istruzione l’ha rimproverata per aver pronunciato le parole «Dio» e «preghiera» durante una lezione su Jane Eyre, il celebre romanzo della scrittrice inglese Charlotte Brontë. La donna è stata avvertita che in classe è vietato qualsiasi riferimento alla religione. Un altro insegnante che, parlando delle tradizioni culinarie di vari Paesi, aveva menzionato le preghiere prima dei pasti è stato aspramente rimproverato.