Willy Fautré, co-fondatore e direttore di Human Rights Without Frontiers, nonché condirettore di Bitter Winter, ha pronunciato il testo che segue, illustrandolo con immagini pubblicate da Bitter Winter, intervenendo al seminario Freedom of Religion in China organizzato nel Parlamento Europeo di Bruxelles da Bastiaan Belder, deputato neerlandese dei gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), Christian Dan Preda, deputato rumeno del Partito Popolare Europeo (PPE) e Josef Weidenholser, deputato austriaco dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D)
Willy Fautré
I relatori che mi hanno preceduto hanno esposto i diversi aspetti della persecuzione di protestanti, cattolici e musulmani in Cina. Marco Respinti ha ricordato che Bitter Winter, un’agenzia di informazione unica che quotidianamente dà conto delle violazioni della libertà religiosa a danno di tutte le fedi in Cina, è stata creata e sta lavorando con la sua rete di corrispondenti all’interno e all’esterno della Cina. Mi soffermerò brevemente anche sulle altre religioni che sono oggetto di persecuzione e che Bitter Winter sta monitorando, ossia buddhismo, taoismo e i cosiddetti xie jiao, ossia i movimenti religiosi “eterodossi” quali il Falun Gong e la Chiesa di Dio Onnipotente.
Persecuzione del buddhismo
Il buddhismo è una religione approvata dallo Stato e dovrebbe godere della sua protezione. È ben noto che i buddhisti tibetani seguaci del Dalai Lama sono oggetto di persecuzione, ma adesso la repressione riguarda anche il buddhismo fuori del Tibet.
Nel giro di cinque giorni, tra il 28 ottobre e il 1° novembre 2018, nella sola città di Xinmi (nella provincia dell’Henan), 35 fra templi buddhisti e templi commemorativi costruiti per celebrare personaggi importanti sono stati chiusi o sequestrati, compreso un antico tempio risalente ai secoli VI-VII.
Per il PCC costituisce priorità lo sradicamento di qualsiasi presenza visibile e di qualsiasi attività buddhista dai luoghi pubblici, come la rimozione dello stendardo di un tempio posto sulla cima di un palo che vediamo in questa diapositiva. I simboli religiosi vengono rimossi anche dall’interno dei luoghi religiosi e sostituiti con le fotografie di Mao Zedong o Xi Jinping per affermare la totale fedeltà al PCC.
In tutta la Cina numerosi templi buddhisti e taoisti sono stati sigillati o demoliti, lasciando gli anziani monaci e i fedeli che ci vivevano senza un posto dove andare. Queste persone devote subiscono improvvisamente lo sradicamento delle proprie vite, restano sole e senza nessuna certezza di sopravvivenza.
La sofferenza che questi credenti sopportano è straziante. A settembre, per esempio, è stato sequestrato un tempio buddhista a Xinzheng, una città della provincia dell’Henan, nella Cina centrale. Le autorità hanno affermato che non aveva l’autorizzazione per operare. A tutti i residenti è stato proibito di vivere nel tempio e sono state interrotte le forniture dell’acqua e dell’elettricità, così come oltre una decina tra monaci e monache è stata costretta ad andarsene.
Senza un posto dove andare, una monaca buddhista settantenne, che ha abitato 20 anni nel tempio, continua a viverci segretamente. Visto che la fornitura dell’acqua è stata interrotta, la donna è costretta a percorrere quotidianamente più di un chilometro per procurarsela e deve bruciare legna per cucinarsi i pasti. Di notte, solo quando è necessario, accende con cautela una candela per avere un po’ di luce.
Persecuzione del taoismo
Anche i credenti taoisti sono stati duramente colpiti dalle chiusure dei templi. Il 14 agosto il tempio della Foresta di bambù, un antico tempio taoista di Huayin, una città nella provincia nord-occidentale dello Shaanxi, è stato demolito dalle autorità con la motivazione che la costruzione violava i regolamenti edilizi.
I monaci, che di solito sono molto anziani, sono stati espulsi dal tempio. Così, rimasti senza un posto dove andare, si trovano a condividere la stessa sorte dei monaci buddhisti.
Le autorità hanno ordinato anche la distruzione del tempio del palazzo Yaochi, un antico tempio taoista, anch’esso perché presumibilmente “violava le leggi edili”, il pretesto che i funzionari cinesi spesso utilizzano per chiudere i siti religiosi.
Il tempio del palazzo Yaochi ha una storia millenaria.
Persecuzione del Falun Gong
Il Falun Gong, un noto e importante movimento religioso cinese fondato da Li Hongzhi nel 1992, era inizialmente tollerato e persino elogiato dal PCC come riscoperta legittima di salubri pratiche tradizionali cinesi. Il movimento ha tuttavia destato timori nelle autorità quando ha iniziato a crescere rapidamente. Così nel 1999 è stato bandito e, nel dicembre 2000, è stato incluso nella lista dei movimenti religiosi eterodossi denominati xie jiao, che sono oggetto di severa persecuzione. È al primo posto nella lista nera degli xie jiao. La pena per i membri attivi in un movimento classificato xie jiao va da tre a sette anni di carcere.
La nostra organizzazione ha documentato oltre duemila casi di detenuti appartenenti a questo movimento.
Persecuzione della Chiesa di Dio Onnipotente
Fondata nel 1991, la Chiesa di Dio Onnipotente (CDO) è uno dei movimenti religiosi maggiormente presi di mira. Secondo fonti ufficiali cinesi, i fedeli sono circa 3 milioni. Il movimento si trova al secondo posto nella lista nera degli xie jiao. Dopo la sua inclusione ufficiale in quella lista, avvenuta nel 1995, negli ultimi due decenni molti fedeli e responsabili di questa Chiesa sono stati perseguitati. Secondo l’Articolo 300 del Codice penale cinese, far parte di un’organizzazione classificata xie jiao può comportare la condanna a una pena detentiva variabile da tre a sette anni. Tuttavia le autorità sono particolarmente severe nei confronti della CDO e molti suoi fedeli sono condannati a pene più lunghe. Allo stato attuale, la condanna detentiva più lunga ricevuta da un responsabile della CDO è 15 anni.
Recenti arresti di massa
All’inizio di dicembre, in una sola settimana, nella provincia dell’Heilongjiang le autorità hanno mobilitato le forze dell’ordine e avviato un’operazione di arresto di massa contro i fedeli della CDO. L’operazione si è conclusa con l’arresto di 52 persone.
A giugno, nella provincia del Liaoning, sono stati arrestati 795 fedeli della CDO, mentre in altre 16 città nella provincia del Jilin sono stati arrestati altri 256 suoi fedeli.
La nostra organizzazione ha documentato oltre 1600 casi di prigionieri appartenenti a questa nuova Chiesa.
A giugno dello scorso anno, cinque alti dirigenti della Chiesa di Dio Onnipotente dello Shandong sono stati condannati a severe pene detentive e multe: 13 anni e l’equivalente di 19mila dollari statunitensi per una donna di nome Bao Shuguang, 11 anni e 17mila dollari per gli altri.
Tra aprile e ottobre 2018, il regime del Partito Comunista Cinese ha arrestato almeno 3mila fedeli della CDO in tutta la Cina. Durante gli interrogatori e mentre scontano le pesanti pene detentive a cui sono stati condannati, i dirigenti della Chiesa vengono spesso torturati in prigioni segrete.
Un numero sempre maggiore di fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente perseguitati o minacciati di arresto sono alla ricerca di un rifugio sicuro fuori dalla Cina e vogliono essere riconosciuti come rifugiati politici. Abbiamo registrato oltre 2500 casi nell’Unione Europea. Sfortunatamente, nonostante l’entità della persecuzione e dei dati concreti resi pubblici da Bitter Winter e da altre agenzie di stampa, a pochi di loro viene concesso asilo politico.
I “peggiori della classe” in Europa sono Francia, Paesi Bassi, Belgio e Svizzera che hanno emesso rispettivamente 203, 33, 10 e 24 ordini di partenza. Questi credenti pacifici potrebbero essere arrestati in qualsiasi momento a casa o per strada, rimandati in Cina e rimessi nelle mani dei persecutori.
Conclusioni
In nome dell’ateismo, che è la visione ufficiale del PCC, la Cina opprime tutte le religioni. I cittadini cinesi di tutte le fedi sono vittime di arresti arbitrari, torture e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti o ancora esecuzioni extragiudiziali.
In nome dell’ateismo, i credenti vengono “rieducati” in strutture detentive finché non rinunciano alla religione o giurano di non praticarla più.
In nome dell’ateismo, sono costretti ad adottare l’ateismo come visione del mondo.
Quando i gruppi violenti e terroristici fanno uso cattivo e strumentale dell’islam per motivi politici, i musulmani comuni, i fedeli e i leader musulmani rispettosi della legge, tolleranti e amanti della pace gridano forte e chiaro: “Non a mio nome. Non a nome dell’islam”. In Europa recentemente organizzazioni e singoli individui atei, agnostici e laici si sono schierati a fianco di organizzazioni religiose per condannare le leggi sulla blasfemia vigenti in Pakistan onde salvare la vita di Asia Bibi, una donna cristiana condannata a morte. Adesso hanno l’occasione di alzare la propria voce forte e chiara contro la persecuzione di tutte le fedi in Cina: “Non a mio nome. Non a nome dell’ateismo”.