Mentre si sacrificano per curare le vittime del virus, medici e infermiere vengono costretti ad avallare la propaganda del regime
di Shen Xinran
Sin dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, il regime censura e nasconde informazioni critiche. Dapprima sono stati messi a tacere coloro che per primi hanno avvertito dei pericoli del nuovo virus e poi sono partite campagne di propaganda volte a nascondere la situazione reale: i risultati di questa strategia si sono rivelati letali per il mondo intero. Se le informazioni fossero state condivise in tempo numerose vite sarebbero state salvate.
Medici e infermieri erano e sono tuttora in prima linea nella lotta contro questa calamità. Addetti del personale medico e loro familiari residenti in diverse parti della Cina spiegano a Bitter Winter come sono stati coinvolti nella campagna propagandistica volta a nascondere la verità sul virus.
Parlare all’unisono con il Partito
Un uomo, la cui moglie lavorava in un ospedale di Pechino ma che il 19 marzo è stata trasferita a Wuhan, ha riferito a Bitter Winter: «Il personale medico inviato a Wuhan ha dovuto firmare appositi accordi di riservatezza, accettando le direttive del Partito e promettendo di non divulgare informazioni». L’uomo ricorda di aver sentito la propria moglie dire a un collega che in un ospedale di Wuhan erano state cremate in un solo giorno oltre 100 persone tuttavia questa informazione non è mai stata divulgata.
A fine gennaio, secondo un membro dello staff medico di un altro ospedale di Pechino, tutti i dipendenti hanno dovuto sottoscrivere un accordo di riservatezza in cui si sono impegnati a non rilasciare interviste non autorizzate e a non divulgare informazioni sull’epidemia. Il medico ha riferito a Bitter Winter: «Supponiamo per esempio che l’ospedale abbia diagnosticato il coronavirus a dieci pazienti, ma che i media statali abbiano riferito solo di due casi, in questo caso dobbiamo dire che i malati sono solo due. Si può solamente ribadire quanto dichiarato dal Partito Comunista».
L’uomo ha aggiunto: «Il Partito Comunista teme che la verità possa danneggiare la propria immagine. Non è permessa la divulgazione di informazioni che non siano state rese pubbliche dal PCC. Il Partito Comunista ha modo di punire chi dice la verità».
Anche a Wenzhou, un hub commerciale nella provincia sudorientale dello Zhejiang e città più colpita dal coronavirus fuori dalla provincia dell’Hubei, il personale medico è stato messo a tacere.
Un operatore sanitario di Wenzhou ha riferito a Bitter Winter: «Alla fine di gennaio, il direttore del nostro ospedale ci ha avvertito che non ci era consentito rilasciare interviste ai media. Un collega mi ha detto che alcuni medici sono stati costretti a firmare accordi di riservatezza impegnandosi a non divulgare informazioni perché il governo temeva che ciò potesse diffondere il panico. Tutti i medici e le infermiere che sono andati a Wuhan hanno dovuto firmare tali accordi».
Viene meno fiducia nel governo
Il 18 febbraio la Commissione per gli affari politici e giuridici del PCC ha diffuso un avviso in cui si chiede di intensificare la propaganda e di «promuovere la rettitudine, sostenere il morale e ispirare energia sociale positiva» e di «diffondere» notizie più calde «storie umane positive e strappalacrime» che dipingano gli operatori che si trovano in prima linea nella lotta contro il coronavirus come persone «leali, senza paura e interamente dedicate alla cura del prossimo».
Da allora, i media statali hanno iniziato a riferire continuamente di membri del Partito e operatori sanitari che volontariamente hanno chiesto di andare a Wuhan. Le persone intervistate da Bitter Winter hanno rivelato che tali notizie non erano sempre accurate o erano state inventate per tutelare «l’immagine del Partito».
Un operatore sanitario di un ospedale di Wenzhou ha spiegato che «le notizie circa i membri del Partito che si offrono come volontari per andare a Wuhan non sempre sono veritiere e talvolta queste persone vengono scelte tirando a sorte. Queste persone non avevano altra scelta che andare a Wuhan perché è stato ordinato. Solo pochi si sono resi disponibili volontariamente. Contrariamente a quanto affermato dal governo, l’abbigliamento medico protettivo era insufficiente, ma nonostante ciò è stato ordinato alla gente di andarci. Non potevamo rassegnare le dimissioni perché se lo avessimo fatto ciò sarebbe stato registrato nei nostri documenti e in futuro sarebbe stato per noi impossibile trovare un buon lavoro».
Il personale sanitario di Jiujiang, una prefettura nella provincia sudorientale dello Jiangxi, ha riferito di non poter tornare a casa a riposare e di dover lavorare senza adeguati dispositivi di protezione.
Medici e infermieri che combattono l’epidemia hanno dichiarato di non avere più fiducia nel governo che, oltre a nascondere intenzionalmente le informazioni, continua a diffondere fake news.
Un altro operatore sanitario di Wenzhou ha rivelato che a causa delle attuali carenze l’equipaggiamento protettivo usa e getta è stato disinfettato e riutilizzato più volte e ha detto: «È inefficace» inoltre ha aggiunto: «Per il capodanno lunare, alcuni medici e infermiere di Wuhan avevano da mangiare solo pasta precotta e torte al tuorlo d’uovo. Il direttore di un ospedale ha pubblicato le fotografie, dicendo che almeno avevano qualcosa da mangiare. Invece, stando alle notizie pubblicate, il personale medico aveva indumenti protettivi e cibo a sufficienza. Sapere che le informazioni vengono nascoste non ci dà alcun senso di sicurezza».