L’anno scorso le autorità del Guangxi hanno arrestato 16 fedeli di una Chiesa domestica e un predicatore sessantaduenne è stato condannato alla prigione
A maggio dello scorso anno, il predicatore Zhou Hua (pseudonimo) si stava incontrando con altri fedeli in una chiesa della città di Hechi, nella regione autonoma del Guangxi Zhuang, al confine con il Vietnam, ma 40 poliziotti hanno teso loro un’imboscata. Hanno confiscato le Bibbie, materiali missionari vari, i computer e altri oggetti. Poi sono stati arrestati anche i 16 fedeli che in quel momento si trovavano nella chiesa.
Negli interrogatori la polizia non è riuscita a ottenere informazioni da loro e così, il giorno seguente, dodici degli arrestati sono stati rilasciati. La persona che aveva ospitato l’incontro è stata invece trattenuta in stato di fermo per 15 giorni. Altri tre fedeli originari di un’altra città sono stati detenuti per un mese.
Zhou è rimasto in carcere per un anno senza processo. A maggio gli è stata comminata una multa di 20mila renminbi, pari a circa 2.800 dollari statunitensi, e il tribunale della contea di Dahua lo ha condannato a sei anni di prigione per avere «organizzato e utilizzato un’organizzazione xie jiao per sabotare l’applicazione della legge».
Gli xie jiao, o insegnamenti eterodossi, sono perseguibili ai sensi dell’Articolo 300 del Codice penale cinese e qualsiasi legame con un gruppo riconducibile a essi può comportare la condanna a una pena detentiva compresa fra i tre e i sette anni.
Già nel 2004 il predicatore Zhou, arrestato mentre predicava il Vangelo nello Yunnan, una provincia nel sud-ovest del Paese, era stato accusato del medesimo reato. L’anno successivo, il tribunale lo aveva condannato a quattro anni di carcere.
Servizio di Bai Lin