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La lista degli xie jiao, uno dei principali strumenti della persecuzione religiosa

06/11/2018Massimo Introvigne |

 

Edward Irons
Edward Irons

Massimo Introvigne

Lo studioso di Hong Kong Edward Irons spiega quali sono le radici storiche della proscrizione di alcuni gruppi definiti come xie jiao (insegnamenti eterodossi) e come l’essere inseriti nell’elenco degli xie jiao significhi essere l’obiettivo principale della persecuzione

Edward Irons è un noto ricercatore, consulente e saggista di Hong Kong. I suoi studi concernono la cultura e la religione cinesi. È specializzato nello Yiguandao e in altre nuove religioni cinesi, e ha pure approfondito il concetto di leadership. Nel 2000 ha conseguito il dottorato di ricerca nella Graduate Theological Union e dirige l’Istituto per la cultura, il commercio e la religione di Hong Kong, da lui fondato nel 2003.

Irons ha studiato a fondo la repressione di alcuni gruppi religiosi nella Cina nazionalista e comunista, gruppi perseguitati come “sette” o “insegnamenti eterodossi” (xie jiao). Dato che il significato di queste espressioni non è sempre univoco, nemmeno per gli studiosi, abbiamo chiesto Ad Irons di aiutarci a chiarirlo.

Sappiamo che gruppi definiti “eterodossi” sono stati oggetto di repressione nella Cina imperiale e che l’espressione xie jiao ha avuto origine nell’era Ming. Oggi non andremo però così indietro nel tempo e ci occuperemo solo della repressione di alcune religioni avvenute nella Cina nazionalista negli anni 1930. La cosa potrebbe sorprendere alcuni, poiché i nazionalisti, dopo tutto, non erano né comunisti né ufficialmente atei. Quali gruppi sono dunque stati perseguitati e perché?

Quello che è successo negli anni 1930 fa da sfondo a ciò che è successo dopo nella Repubblica popolare. Per trovare l’origine del sentimento antireligioso si può risalire anche più indietro, al periodo tardo-Qing. Tra i cinesi più istruiti il rifiuto delle superstizioni e delle tradizioni è stata una tendenza intellettuale in crescita dalla fine della dinastia Qing, ossia all’incirca nella seconda metà del secolo XIX. Il tipo di modernità promosso da molti intellettuali non lasciava spazio a pratiche religiose popolari quali la scrittura spirituale o l’adorazione cultuale. Il Kuomintang (KMT), salito al potere nel 1927, ha offerto qualcosa di diverso, un’ideologia razionale. Inoltre le religioni organizzate come il buddismo erano ampiamente percepite come arretrate e di ostacolo alla trasformazione della Cina in una nazione moderna. I templi possedevano grandi appezzamenti di terreno e questo era considerato ingiusto. I monaci erano poi considerati poco istruiti e non sinceri sul piano religioso. L’articolo 6 della Costituzione repubblicana garantiva la «libertà di culto», ma al tempo stesso il governo manteneva una netta separazione tra Chiesa e Stato.

Così, tra il 1927 e il 1931, il governo repubblicano avviò ufficialmente una campagna contro la superstizione e contro la religione istituzionale. In particolare il governo aveva intrapreso una guerra sistematica contro il buddismo. La confisca delle proprietà dei templi buddisti e di altre divinità locali era sporadica, ma diffusa. Questa campagna può essere vista come una conseguenza della potente ondata nazionalista iniziata nel 1919. Questo movimento desiderava la modernizzazione della Cina e nutriva forte avversione verso la tradizione e la superstizione. Il KMT tradusse questo atteggiamento ostile in politica, esattamente come avrebbe fatto poi la Repubblica popolare dopo il 1949. La campagna contro la superstizione ha avuto termine solo nel 1934, quando il leader del KMT, Chiang Kai-shek (蔣介石, Jiang Jieshi, 1897-1975), ha avviato il proprio programma spirituale, ossia il Movimento della Nuova Vita (新 生活 運動, xinshenghuo yundong).

L’attenzione del governo nazionalista era, come detto, concentrata principalmente sul buddismo. Ironia della sorte, durante gli anni 1920 e 1930 sorsero numerosi nuovi gruppi religiosi organizzati, alcuni buddisti, altri taoisti e altri ancora cristiani. Penso che nessuno di questi gruppi fosse abbastanza importante da destare preoccupazioni nel governo nazionalista, tranne uno: lo Yiguandao.

Il Partito Comunista Cinese (PCC) al potere ha intrapreso, negli anni 1950, un’altra massiccia campagna di repressione contro alcuni gruppi religiosi, prendendo di mira in particolare lo Yiguandao, un nuovo movimento religioso non cristiano di grande successo. Milioni dei suoi seguaci sono stati arrestati. Perché proprio lo Yiguandao? Può dirci cosa è successo al riguardo?

Lo Yiguandao è una religione cinese sincretistica. Nato nella sua forma moderna negli anni 1930, era profondamente radicato nelle credenze popolari cinesi. Secondo alcune fonti, nel 1947 era cresciuto fino a contare dodici milioni di fedeli. Lo Yiguandao è stato dichiarato fuorilegge e, tra il 1951 e il 1953, fattivamente soppresso nell’ambito del Movimento contro i gruppi eterodossi e le società segrete (fandong huidaomen 反动 会 道门). Anche altri gruppi sono stati eliminati, ma sembra che lo Yiguandao fosse l’obiettivo principale della persecuzione. Milioni di fedeli sono stati arrestati, i leader dello Yiguandao vennero incarcerati e, stando ad alcuni resoconti, uccisi. Nel giro di pochi anni lo Yiguandao si è estinto come rete religiosa nella Cina continentale e ne è rimasta solo una debole memoria culturale degli anni 1930 e 1940. Il movimento è attivo ancora oggi a Taiwan, è diviso in vari rami e conta circa 800mila seguaci. I templi dello Yiguandao e la sua rete religiosa si trovano a Hong Kong, in Corea e in Giappone, in tutto il sud-est asiatico e nella maggior parte dei Paesi dell’Europa e dell’America Settentrionale.

Perché lo Yiguandao è stato così duramente perseguitato? La generale avversione ideologica del marxismo nei confronti della religione è ben nota. In più, i leader delle religioni appartenevano spesso alle classi dominanti. Nel caso dello Yiguandao, il movimento era cresciuto rapidamente durante la guerra contro il Giappone, specialmente nelle zone della Cina occupate dai giapponesi. Pertanto la rapida crescita del gruppo ha portato la gente a domandarsi se esso non avesse un rapporto speciale con il governo fantoccio sostenuto dai giapponesi. Subito dopo la resa del Giappone sono circolate voci secondo cui lo Yiguandao collaborava con gli invasori giapponesi. Quindi lo Yiguandao non era solo un grande gruppo religioso ben organizzato, ma era considerato anche un movimento antipatriottico.

La situazione è ovviamente cambiata con la Rivoluzione Culturale, quando tutte le religioni sono state perseguitate. Poi tutto è cambiato ancora…

I primi anni 1960 sono stati un periodo di avversione aperta contro qualsiasi forma di religione. L’ostilità si è attenuata solamente con le riforme economiche introdotte a partire dal 1979, ma la religione non era un argomento che potesse essere trascurato. Shock religiosi come le dimostrazioni del Falun Gong nel 1999, e la rapida ascesa del cristianesimo non ufficiale nelle campagne, hanno costituito una sfida al governo. Dagli anni 1990 in poi, lo Stato ha così deciso di prendere di mira alcuni gruppi religiosi specifici, dichiarandoli illegali e avvalendosi di vari enti preposti alla sicurezza per sopprimerli. Questo approccio mirato differiva da quello degli anni 1950 e 1960, quando il governo usava ampie liste di proscrizione incentrate sulla “religione”, intesa come categoria di pensiero e di azione dannosa o falsa. L’attenzione si è infatti spostata su gruppi specifici ritenuti dannosi e di conseguenza illegali. In Cina, naturalmente, alcuni singoli gruppi erano già stati proscritti in precedenza, a cominciare dagli Shouters nel 1983.

Con quale criterio certi gruppi vengono identificati come xie jiao?

Nel 1999, in seguito all’incidente del Falun Gong, l’Ufficio per la sicurezza pubblica ha istituito un nuovo organo, l’Organizzazione anti-xie-jiao per la sicurezza pubblica (公安部 反 邪教 组, gonganbu fanxie jiao zu), chiamata informalmente “Ufficio 610”. L’azione di questa organizzazione era focalizzata sui gruppi classificati come xie jiao. Nel novembre 2000, è stata poi creata un’altra organizzazione, l’associazione cinese anti-xie-jiao, comunemente conosciuta in inglese come “China Anti-Cult Association”, “Associazione cinese anti-sette” (中国 反邪教协会, zhongguo fanxie jiao xiehui, abbreviato in CACA). Occorre però distinguere tra queste organizzazioni governative, che nelle denominazioni in inglese utilizzano il termine “anti-sette”, e i gruppi della società civile che all’estero si dedicano alla lotta contro le “sette”. In realtà, le istituzioni cinesi sono tutte anti-xie jiao. Ufficialmente, il CACA è un’organizzazione di volontari senza scopo di lucro. Tuttavia i media trattano i suoi annunci, come per esempio l’articolo in prima pagina pubblicato il 4 giugno 2014 sui gruppi xie jiao, come comunicazioni ufficiali del governo.

Lei ha studiato approfonditamente le liste degli xie jiao. Può dirci con quali criteri sono state stilate?

A partire dalla metà degli anni 1990, i gruppi illegali e banditi sono stati categorizzati e tenuti sotto controllo designandoli come xie jiao. A un certo punto, negli anni 1990, è stato compilato un elenco che stabiliva esattamente quali gruppi fossero considerati xie jiao. Questa lista ha suscitato grande interesse nei media internazionali. La prima ampia raccolta includeva anche gruppi stranieri come i Branch Davidians e Aum Shinrikyo. In questa versione iniziale, l’attenzione era rivolta a gruppi potenzialmente pericolosi presenti all’estero e così xie jiao è diventato un sinonimo del termine “setta” usato in altri Paesi. Nel 1995 l’elenco è stato ampliato per includere, oltre ai gruppi ritenuti pericolosi, anche quelli eretici. Il termine “eretico” si riferisce a chi non segue la dottrina delle cinque religioni ufficialmente riconosciute in Cina, ossia il protestantesimo (cioè la Chiesa delle Tre Autonomie), il cattolicesimo, il buddismo, il taoismo e l’islam. Molti dei gruppi non autorizzati erano sorti localmente e per questo motivo si erano evoluti al di fuori dalle tradizioni protestanti. Nella lista iniziale compariva solo un gruppo con base fuori della Cina continentale, il Supreme Master Ching Hai. Successivamente, in quello stesso anno, l’elenco è stato ampliato con l’inclusione di altri gruppi protestanti locali e stranieri quali i Bambini di Dio (la Famiglia) e la Chiesa dell’Unificazione. Gli eventi del 1999, quando migliaia di seguaci del Falun Gong hanno circondato il complesso dei leader anziani a Pechino, hanno stimolato i pensieri del governo nei confronti degli xie jiao. Per la prima volta un gruppo ben organizzato, che aveva goduto del sostegno del governo, veniva visto come una minaccia per la Cina e, cosa ben più seria, per il PCC. Nel 1998 il ministero per la Sicurezza pubblica aveva designato il Falun Gong come xie jiao. Nel 1999, per chiarirne le implicazioni, le organizzazioni classificate come xie jiao sono state formalmente dichiarate illegali con un atto legislativo. In quel momento è stata costituita l’Unità anti-sette “610”. Nel 2000 il Consiglio di Stato ha fatto un passo ulteriore istituendo una rete separata di uffici che si occupino degli xie jiao. Il governo ha quindi pubblicato la lista aggiornata che comprende i diciotto xie jiao già individuati nel 1995. Vi sono compresi anche gli Shouters e la Chiesa di Dio Onnipotente.

La lista attuale?

Il 18 settembre 2017, il sito web China Anti-Cult (xie jiao), del tutto rilanciato, ha reiterato l’elenco dei gruppi vietati già pubblicati nel 2014. Di questi 20 gruppi, 11 sono classificati come “pericolosi”:
1. Falun Gong (法轮功)
2. Chiesa di Dio Onnipotente (全能 神 教会)
3. Shouters (呼喊 派)
4. The Disciples Society (⻔ 徒 会)
5. Chiesa dell’Unificazione (统 ⼀ 教)
6. Metodo Quan Yin (观 ⾳ 音法 ⻔)
7. Bloody Holy Spirit (血水 圣灵)
8. Full Scope Church (全 范围 教会)
9. Tre gradi di servitori (三班 仆人 派)
10. True Buddha School (灵 仙 真佛宗)
11. Mainland China Administrative Deacon Station (华 大陆 行政 执事 站).
Inoltre, su quel sito web si avverte il pubblico di «stare in guardia contro» questi altri nove gruppi: Lingling Church, Anointed King, Bambini di Dio, Dami Mission, Chiesa del Nuovo Testamento, World Elijah Gospel Mission Society, Lord God Sect, Yuandun Dharma Gate e South China Church. La lista contiene complessivamente 20 gruppi di cui 11 principali considerati «pericolosi», più altri nove.

Cosa comporta l’essere inclusi in questa lista?

L’inclusione nell’elenco significa che il gruppo non è considerato una “religione”, ma semplicemente un’organizzazione illegale. Pertanto questa lista ha avuto un’enorme influenza sul modo in cui le nuove religioni vengono percepite.

L’inclusione nella lista comporta che l’intero peso coercitivo dello Stato può essere usato contro ogni individuo legato a uno qualsiasi dei gruppi elencati. Ai sensi dell’Articolo 300 del Codice penale cinese, l’essere attivi in un gruppo classificato come xie jiao costituisce un crimine punibile con la reclusione da tre a sette anni «o più». Un tale grado di severità riecheggia la soppressione quasi assoluta dello Yiguandao e di altri gruppi religiosi negli anni 1950. Per il Falun Gong, come per il Yiguandao prima di esso, spostarsi all’estero lontano dall’influenza diretta dello Stato cinese è l’unico modo per sopravvivere. Essere considerati un’entità illegale costringe molti fedeli di un gruppo a “entrare in clandestinità”. Infine, la lista degli xie jiao funge anche da polo concettuale opposto alle religioni consentite. Di conseguenza, qualsiasi gruppo non appartenente a uno degli estremi dello spettro rimane in un limbo di incertezza. Alcuni gruppi religiosi si sono affrettati a fronteggiare la minaccia di inclusione nell’elenco degli xie jiao. Alcune religioni straniere, comprese la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni e Scientology, hanno avviato trattative con il governo cinese per illustrare le proprie intenzioni pacifiche. Infine gli elenchi, così ampiamente pubblicizzati, hanno aperto agli studiosi una preziosa finestra sulla politica ufficiale riguardo a ciò che viene considerato comportamento religioso accettabile, e ciò che viene invece perseguitato e soppresso.

Contrassegnato con: Persecuzione religiosa, Yiguandao

Massimo Introvigne

Massimo Introvigne (Roma, 14 giugno 1955) è un sociologo italiano delle religioni. È il fondatore e il direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR), una rete internazionale di studiosi di nuovi movimenti religiosi. Autore di una settantina di libri e di più di 100 articoli nel campo della sociologia della religione, è stato l’autore principale dell’Enciclopedia delle religioni in Italia. Membro del comitato editoriale dell’Interdisciplinary Journal of Research on Religion e del comitato direttivo di Nova Religio, pubblicato alla University of California Press, dal 5 gennaio al 31 dicembre 2011 ha avuto nell’ambito dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) il ruolo di “Rappresentante per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni”. Dal giugno 2012 al dicembre 2016 è stato coordinatore dell’Osservatorio della Libertà Religiosa, istituito dal ministero degli Esteri italiano per monitorare lo stato della libertà religiosa a livello mondiale.

www.cesnur.org/

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