Il decesso di due ragazzi nell’Hunan pone molti interrogativi. Invece di cercare risposte, però, la polizia perseguita la famiglia addolorata
di Shen Xiang
Il 2 gennaio i corpi nudi e senza vita di due fratelli (Lu Yi di otto anni e Luo Zhiqiang di sette) residenti nel villaggio di Wangxi, amministrato dalla città di Shaoyang nella provincia centrale dell’Hunan, sono stati trovati in un torrente. Le forze dell’ordine hanno chiuso in fretta il caso e hanno concentrato le loro energie sulla repressione dei familiari dei ragazzi e di coloro che hanno protestato contro la crudeltà del governo.
La causa della morte appare sospetta
Secondo la famiglia dei ragazzi, entrambe le vittime presentavano travasi di sangue nelle cavità orali e nasali e segni di traumi sui loro corpi. A Lu Yi mancavano anche cinque denti. Macchie di sangue erano visibili sulla neve dove i corpi sono stati rinvenuti, come se qualcuno avesse tentato di nasconderli. Nascosti nelle vicinanze sono stati rinvenuti il manico di una zappa, dei cavi elettrici e un panno.
Era evidente che poteva trattarsi di un omicidio e gli abitanti del villaggio hanno anche fornito delle indicazioni circa un possibile sospetto. Tuttavia, il 5 gennaio, l’Ufficio per la sicurezza pubblica della contea di Longhui ha annunciato di aver escluso l’omicidio come possibile causa della morte dei ragazzi. Il 1° marzo, la polizia ha pubblicato un annuncio ufficiale in cui si afferma: «Dopo aver indagato nella zona circostante, interrogato i testimoni, e tenendo conto dei risultati dei test effettuati, l’Ufficio per la sicurezza pubblica ha raggiunto in conformità ai disposti di legge questa conclusione: “È escluso che si tratti di omicidio. Le vittime, dopo aver rimosso gli abiti di propria volontà, sono decedute per ipotermia a causa della bassa temperatura e dell’umidità”».
L’annuncio ha provocato un certo clamore tra i residenti e la gente si domanda perché due bambini si sarebbero tolti i vestiti e sarebbero rimasti in piedi sul posto fino a quando sono morti per congelamento e se davvero ci siano dei testimoni oculari come asserito dalla polizia.
I familiari intercettati
Da aprile a maggio i familiari dei ragazzi si sono recati due volte a Pechino per presentare una petizione al governo, ma sono stati allontanati da funzionari dell’Ufficio delle lettere e petizioni e obbligati a tornare a casa.
Il 13 maggio l’Ufficio per la sicurezza pubblica della contea di Longhui ha convocato otto parenti dei defunti per un «colloquio sulla causa del decesso», l’incontro si è svolto in una sala per conferenze completamente chiusa. Per evitare fughe di notizie, la polizia ha tolto ai familiari tutto ciò che avevano con sé, compresi i telefoni cellulari, registratori audio portatili e anche pezzi di carta.
Dopo l’incontro, nonostante le richieste e le proteste della famiglia, l’Ufficio di presidenza si è rifiutato di tenere aperto il caso e di svolgere ulteriori indagini, sostenendo che «non vi era alcuna prova che si fosse verificato un crimine».
Il 26 maggio la famiglia ha appreso che i leader del governo centrale e provinciale stavano arrivando nella contea di Longhui per verificare come fosse attuata la campagna per fare «pulizia dalle bande criminali e per eliminare il male». I genitori e la nonna paterna dei ragazzi hanno deciso di sfruttare questa opportunità per presentare le loro lamentele alle autorità superiori. Mentre erano in strada per andare a incontrare i funzionari sono stati intercettati dalla polizia e i genitori dei due ragazzi sono stati arrestati.
Il giorno successivo nove parenti si sono rivolti all’Ufficio per la sicurezza pubblica della contea per chiedere il rilascio dei genitori. Per tutta risposta è stato detto loro minacciosamente che se avessero continuato a rivolgere appelli al governo centrale sarebbero stati perseguiti per aver infranto la legge.
Persone arrestate per aver protestato online
Il disprezzo del governo per la vita umana e la prepotenza nei confronti delle vittime ha suscitato il risentimento dell’opinione pubblica. Molte persone che hanno espresso online il loro disappunto sono state rapidamente messe a tacere.
Secondo alcune testimonianze almeno 20 persone sono state arrestate per aver parlato a nome delle vittime. Tra queste, un uomo di nome Fan è stato detenuto per cinque giorni per aver postato questo commento sulla piattaforma di messaggistica WeChat: «La contea di Longhui appoggia un gruppo di funzionari malvagi e corrotti». Un netizen di nome Chen è stato imprigionato per dieci giorni per aver chiesto giustizia. Liu reo di aver pubblicato online i suoi sospetti circa l’effettiva causa della morte dei ragazzi è stato trattenuto in arresto per dieci giorni con l’accusa di «turbare l’ordine pubblico».
La polizia ha sequestrato la petizione
Il 9 giugno la nonna paterna dei ragazzi, con l’aiuto di altri parenti, è scesa in strada mostrando le fotografie dei suoi nipoti morti per raccogliere firme per una petizione. Molte persone hanno firmato la petizione e le hanno dato del denaro, ma tutto è finito quando sono arrivati cinque poliziotti che le hanno preso la petizione e le fotografie.
Disperata la donna ha acquistato un lavandino d’acciaio ed è andata in giro battendolo come un tamburo per protestare contro l’ingiustizia.
Presto un agente di polizia le si è avvicinato dicendole che i suoi nipoti erano morti a causa della sua fede in Dio. La donna ha risposto accusandolo di distorcere deliberatamente i fatti e di averla calunniata con malizia. Poi ha continuato a percuotere il suo tamburo improvvisato piangendo per i suoi nipoti morti e per le ingiustizie che la gente subisce in Cina.