«Se credi in Dio, non puoi ricevere l’indennità di sussistenza; se la ricevi, non puoi credere in Dio». Il mantra del PCC è questo
In Cina credere in Dio costa. In senso letterale.
La più recente minaccia paventata dal governo cinese consiste nel sottrarre i sussidi pubblici a chi si professi credente. La base logica da cui prende il via questo ragionamento del PCC è la seguente: è lo Stato che ti riempie le tasche, non Dio. Perciò, lodi e adorazione spettano al Partito e ai suoi leader.
Così si è deciso di mettere i credenti davanti a un bivio: mantenere i propri mezzi di sostentamento, oppure dichiarare la propria fede. E questo a dispetto dell’Articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Dirittti dell’Uomo, che recita: «Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari».
In Cina però non è più così.
Song Lanying, una donna di circa sessant’anni, e suo marito, sono cristiani; vivono nella città di Weihui, nella provincia dell’Henan, nella Cina centrale. Entrambi non godono di buona salute e la figlia soffre di depressione, quindi la famiglia per sostenersi conta sul sussidio minimo che ottiene dallo Stato.
Ma il 10 dicembre il vicesindaco del borgo, il segretario di Partito del villaggio e altri funzionari pubblici si sono recati a casa sua e le hanno intimato di eliminare un versetto religioso, un calendario da muro e un crocefisso. La donna si è rifiutata di farlo, incorrendo così nell’ira dei funzionari.
«Tu non credi in Xi Jinping, tu credi in Dio!», le ha gridato contro il vicesindaco. «Il tuo sussidio minimo ti è elargito dallo Stato, è a questo che devi credere, e appendere al muro i ritratti del presidente Mao e di Xi Jinping!»
Quindi, il vicesindaco e gli altri funzionari hanno iniziato a distruggere personalmente ogni simbolo cristiano in casa di Song Lanying, compreso il dipinto di un’opera di calligrafia con le parole «Dio ama il mondo» ed «Emmanuele».
Song Lanying era, per dire il meno, infelice, e ha affermato che appendere i ritratti del presidente Mao e di Xi Jinping rappresenta in buona sostanza idolatria e tradimento della fede, e si è fermamente rifiutata di farlo. Da allora il personale governativo continua a entrare a casa sua per spaventarla, sottoponendola a interrogatori.
Anche Wu Fengying, che abita nella contea di Yanjin, sempre nell’Henan, è una donna cristiana che vive del sussidio minimo a causa di una malattia cardiaca congenita che la rende inabile al lavoro manuale. In agosto il direttore dell’associazione femminile del villaggio le ha comunicato che il personale governativo l’aveva sorpresa e fotografata durante un’assemblea della sua Chiesa, minacciandola di revocarle il sussidio a meno che non avesse abiurato.
Il direttore le ha detto: «Questa è una direttiva dell’amministrazione del borgo; lo Stato si sta oramai muovendo molto duramente contro ogni credo religioso».
A differenza di Song, dopo essere stata ripetutamente minacciata dall’amministrazione locale, Wu ha smesso di frequentare i raduni della Chiesa. Legge la Bibbia e prega di nascosto, a casa propria.
Bitter Winter ha riferito in innumerevoli occasioni di come le autorità abbiano adottato varie misure per indurre gli anziani di fede cristiana a rinunciare alla fede. Per i credenti la questione è proprio questa: scegliere tra la sopravvivenza e la fede nel Signore.
Sempre nella contea di Yanjin, Zhao Shun, un sessantenne cristiano che vive con la madre di circa novant’anni, ha raccontato che il segretario di partito del villaggio ha atteso che lui non fosse a casa, il 12 dicembre, per andare a strappare un versetto religioso dalla sua porta. Una settimana più tardi, la stessa persona l’ha minacciato di togliergli il sussidio minimo, se avesse mantenuto in casa un qualsiasi simbolo religioso.
Quando Zhao ha ribattuto che la Costituzione nazionale garantisce la libertà di culto, il funzionario gli ha risposto che solo i pazzi ci credono.
(Tutti i nomi usati in questa sede sono pseudonimi)
Servizio di Wang Yichi