La Cina ha iniziato a manovrare l’Organizzazione mondiale della sanità più di dieci anni fa. Una situazione già negativa, che il COVID-19 ha reso peggiore
di Massimo Introvigne
Indice:
- Come la Cina si è accaparrata le mascherine
- SARS, prelevamento di organi e un direttore generale cinese all’OMS
- Margaret Chan contro Taiwan
- L’arrivo di Tedros
- Il virus, l’OMS, la Cina
Come la Cina si è accaparrata le mascherine
Il 12 maggio Newsweek ha annunciato di aver preso visione di un report della CIA in cui si afferma che in gennaio la Cina ha convinto l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) a ritardare nel dare l’allarme a proposito del COVID-19, dando così il tempo a Pechino di accaparrarsi dispositivi medici acquistati in tutto il mondo. Prima che l’OMS dichiarasse lo stato di emergenza sanitaria, il 30 gennaio, la Cina ha importato dall’estero, fra il 24 e il 29 del mese, più di due miliardi di maschere sanitarie.
I dati provengono dall’Amministrazione generale per le dogane cinese e il ritardo dell’OMS ha permesso al regime di Xi Jinping di emergere come l’unica forza in grado di esercitare il controllo nell’importantissimo mercato internazionale delle maschere sanitarie, dettandone i prezzi e distinguendo fra amici e nemici, in una “diplomazia della mascherina” che spesso è sfociata nel ricatto.
Ma perché, per la precisione, l’OMS era asservita a Xi Jinping? La vicenda è più complicata di quanto molti credano. Mentre l’attenzione del mondo si è focalizzata sull’attuale direttore generale dell’OMS, l’ex ministro degli Esteri etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, in realtà gli sforzi della Cina per controllare l’organizzazione risalgono almeno a dieci anni prima della sua elezione, avvenuta nel 2017.
SARS, prelevamento di organi e un direttore generale cinese all’OMS
Nel 2002 la SARS ha assestato il suo colpo al mondo e, ben prima dell’attuale epidemia del COVID-19, il PCC è stato accusato di aver ritardato la risposta mondiale a un virus letale a causa della riluttanza ad ammettere che esso avesse origine in Cina.
Nel 2006 i principali media internazionali hanno pubblicato le prime accuse secondo cui il PCC stava prelevando gli organi dei prigionieri di coscienza appartenenti al Falun Gong. L’ex parlamentare canadese David Kilgour e l’avvocato per i diritti umani David Matas hanno costituito la prima commissione d’indagine sull’argomento. Tutto a un tratto l’immagine della Cina è stata macchiata da due accuse contro il suo sistema sanitario: l’aver messo in pericolo il mondo per non aver condiviso le informazioni a proposito della SARS e di far progredire l’industria dei trapianti prelevando organi dai prigionieri di coscienza. In entrambi i casi, il ruolo dell’OMS era cruciale e potenzialmente disastroso per la Cina.
La Cina ha reagito prontamente e ha raccolto una coalizione di Paesi che nel 2007 ha eletto una funzionaria cinese, Margaret Chan, al ruolo di nuovo segretario generale dell’OMS. La Chan è stata rieletta nel 2012 per un secondo mandato quinquennale. La donna ha sabotato di fatto ogni tentativo di indurre l’OMS a indagare a proposito della questione del prelevamento di organi o della responsabilità cinese rispetto alla SARS.
Margaret Chan contro Taiwan
Quando, nel 2016, alla presidenza di Taiwan è stata eletta Tsai Ing-we, che Pechino considera contraria al PCC, la Chan ha posto fine alla partecipazione di Taiwan come Paese osservatore all’Assemblea mondiale della sanità (AMS), il principale organo decisionale dell’OMS.
Negli anni precedenti, sia Margaret Chan sia la Cina hanno mosso le proprie pedine per fare in modo che Taiwan fosse esclusa dalle riunioni dell’AMS, la sede in cui vengono prese le decisioni più importanti. La Chan ha assegnato anche incarichi importantissimi, a persone che mantengono tuttora la propria posizione.
L’arrivo di Tedros
Nel 2017 è stato eletto Tedros, di nuovo da una coalizione in cui la Cina rivestiva un ruolo chiave. Non solo l’Etiopia ha stretti legami con la Cina, ma Tedros medesimo si è subito presentato nominando l’ex dittatore dello Zimbabwe, Robert Mugabe (1924-2019), come ambasciatore onorario dell’OMS. Nel mondo, lo Zimbabwe è fra i Paesi che vantano legami più stretti con la Cina, ma Mugabe era considerato da molti un criminale colpevole di abusi orrendi nei confronti dei diritti umani. Il grido di protesta della comunità internazionale alla fine ha convinto Tedros a ritirare tale incarico controverso.
Il plauso di Tedros nei confronti della Cina e di Xi Jinping è molto strano e imbarazzante. Non più tardi del 28 gennaio, egli incontrava il presidente cinese e inneggiava a «i benefici del sistema cinese», in termini di «efficacia, velocità» e, sì, «trasparenza».
Il virus, l’OMS, la Cina
L’atteggiamento di parzialità dell’Oms a favore della Cina sarebbe potuto apparire fastidioso ma non propriamente dannoso prima della crisi del COVID-19. La posizione dell’OMS a proposito di Taiwan si è rivelata particolarmente controversa. Il 31 dicembre, Taiwan ha informato l’OMS della presenza a Wuhan di una polmonite letale provocata da un virus simile a quello della SARS. A Taiwan, le autorità hanno agito immediatamente sulla base di tali informazioni. La sera stessa del 31 dicembre, hanno iniziato a verificare lo stato di salute dei turisti che provenivano da Wuhan, comportamento che ha protetto Taiwan dalle conseguenze peggiori del virus. L’OMS però ha ignorato tali informazioni, per il solo fatto che provenivano da Taiwan. Oggi inoltre è chiaro che il giorno stesso, il 31 dicembre, la Cina ha informato l’OMS di una polmonite insolita presente a Wuhan. Con tutta probabilità l’email da parte della Cina è giunta dopo quella di Taiwan, ma la questione principale è che essa ha sminuito il problema, come se fosse una questione secondaria.
Nel corso del mese di gennaio, Tedros si è opposto decisamente al suggerimento di dichiarare il COVID-19 un’emergenza a livello mondiale. Il 22 gennaio, egli ancor affermava che «salvo errori, si tratta di un problema urgente in Cina, ma non a livello mondiale, benché in futuro possa coinvolgere il resto del mondo». Egli ha atteso fino al 30 gennaio prima di dichiarare che il COVID-19 è una crisi internazionale, ma ha specificato che «con tale dichiarazione, non intendiamo chiamare in causa la Cina. Al contrario, l’OMS confida del tutto nel fatto che la Cina sia in grado di contenere l’epidemia».
Ora la CIA afferma, secondo quanto riportato da Newsweek, che l’OMS non abbia tardato nel dare l’allarme per semplice incompetenza, e che non abbia solamente appoggiato la propaganda politica del PCC. L’OMS, in base a quanto ipotizza la CIA, stava dando tempo in modo intenzionale alla Cina di accaparrarsi le mascherine, in previsione di quanto sarebbe accaduto più tardi.
In ogni caso, come ha affermato il quotidiano francesce Le Monde, «la Cina ha dettato ritmo e tempo» di qualsiasi azione dell’OMS rispetto alla pandemia. È abbastanza grave che l’OMS agisca come portavoce di un regime totalitario in tempi normali. Nel corso di tale crisi globale e foriera di morte, la sudditanza dell’OMS alla Cina e al PCC ha comportato la perdita di un numero incalcolabile di vite umane. La comunità internazionale non può rimandare ancora a lungo il compito di riconsiderare il ruolo dell’OMS e dei suoi legami con la Cina.