Per evitare che il movimento democratico si diffonda anche nella Cina continentale, il PCC controlla chiunque abbia legami con la regione amministrativa speciale
di Ye Jiajia
Indice:
- Colpa per associazione
- Puniti per aver condiviso notizie
- Persone in visita a Hong Kong attentamente esaminate
Le proteste a favore della democrazia a Hong Kong si sono fermate a causa dell’epidemia di coronavirus, cionondimeno le autorità continuano a reprimere i manifestanti. Il 28 febbraio, Jimmy Lai Chee-ying, proprietario del Next Media Group di Hong Kong ‒ editore del quotidiano e del sito web democratico Apple Daily ‒ è stato arrestato con altri due attivisti. I tre uomini, che sono stati successivamente rilasciati su cauzione, erano accusati di aver preso parte a una protesta non autorizzata lo scorso agosto.
Benché i loro presunti «crimini» si siano verificati mesi fa, il PCC continua ad applicare misure repressive nei confronti dei residenti nella Cina continentale accusati di «sostenere i rivoltosi di Hong Kong».
Colpa per associazione
All’inizio di novembre, la polizia ha indagato una donna residente nella regione autonoma della Mongolia interna perché suo figlio studiava a Hong Kong. Le è stato domandato quali fossero le opinioni del ragazzo in merito al movimento per la democrazia e le è stato detto di scrivere una dichiarazione promettendo di assicurarsi che il giovane non avrebbe preso parte alle manifestazioni. Alla donna è stato anche chiesto di dire al figlio di non esprimere opinioni sul governo sui social media e al telefono, altrimenti ciò avrebbe costituito «una macchia indelebile» su tutti i parenti in Cina.
Da allora, la polizia ha più volte convocato la donna per parlare del giovane. Gli agenti hanno affermato che tutti i genitori i cui figli studiano a Hong Kong sono soggetti ad analoghe indagini.
Una donna residente a Jining, una prefettura nella provincia orientale dello Shandong, ha riferito a Bitter Winter che in novembre alcuni funzionari governativi le hanno chiesto di fornire informazioni personali e il numero di telefono di suo figlio che lavora a Hong Kong. I funzionari avrebbero anche affermato che la raccolta dei dati delle persone originarie dello Shandong che si trovavano a Hong Kong era in corso in tutta la provincia.
Una fonte governativa di Pechino ha riferito a Bitter Winter che le istituzioni statali di Hong Kong stanno indagando sulle persone coinvolte nel movimento democratico. Ha anche affermato che i parenti degli studenti noti per aver preso parte alle proteste a Hong Kong residenti nella Cina continentale sarebbero stati perseguiti basandosi sulla «colpa per associazione». Quelli che tra loro sono dipendenti pubblici saranno licenziati e i loro figli non potranno accedere all’istruzione superiore, prestare servizio nell’esercito o diventare membri del PCC, se sono già in pensione le loro pensioni saranno sospese.
Puniti per aver condiviso notizie
In novembre, la polizia ha indagato una donna residente nella provincia centrale dell’Henan che tre mesi prima aveva diffuso un articolo sulle proteste a Hong Kong. Gli agenti hanno verificato tutto ciò che era memorizzato sul suo cellulare e le hanno chiesto di scrivere una dichiarazione promettendo di non ripubblicare informazioni simili in futuro. Se non lo avesse fatto sarebbe stata arrestata. Anche un’amica che aveva condiviso l’articolo con lei è stata trattenuta in stato di fermo per una settimana.
La donna adirata ha commentato: «Solo perché avevo condiviso un articolo, agenti di una stazione di polizia che si trova a 300 chilometri di distanza sono venuti sul mio posto di lavoro per indagare su di me. Cosa c’è di male se nell’articolo si dice solo la verità? Condividerlo non fa di me una criminale, ma il governo si focalizza su queste cose».
Un uomo d’affari residente nella provincia orientale dello Jiangxi ha riferito a Bitter Winter che in novembre, per aver pubblicato notizie sulle proteste di Hong Kong, lui e un amico sono stati trattenuti in stato di fermo rispettivamente per dodici e dieci giorni. I due sono stati accusati di «disturbo dell’ordine pubblico» e anche altre persone iscritte al loro gruppo su WeChat sono state arrestate con la stessa motivazione.
Il PCC considera un crimine memorizzare sul cellulare messaggi relativi al movimento democratico. In gennaio, uno studente residente nella Cina continentale che studia a Hong Kong, è stato portato in una stazione di polizia e interrogato perché alcune informazioni sul suo telefono sono state ritenute «sensibili».
Lo studente ha spiegato: «I poliziotti hanno perquisito i miei bagagli e verificato il mio telefono da cui hanno cancellato tutti i file relativi alle proteste, mi hanno detto di non parlare di questo argomento e di non condividere notizie non autorizzate. Mi è stato detto che devo fidarmi del Paese».
Persone in visita a Hong Kong attentamente esaminate
Persone residenti in diverse parti della Cina hanno riferito a Bitter Winter che, nel corso delle manifestazioni per la democrazia, le autorità locali avevano annullato i loro viaggi a Hong Kong. Altri invece sono stati indagati e addirittura arrestati al loro ritorno nella Cina continentale.
Secondo quanto riferito da un fedele della Great Praise Church ‒ una Chiesa domestica di Xiangyang, una prefettura nella provincia centrale dell’Hubei ‒ il pastore della chiesa, soprannominato Zhang, è stato arrestato il 23 agosto per essersi recato a una riunione di culto a Hong Kong. Il predicatore di una Chiesa domestica di Wuhan, la capitale dell’Hubei, è stato interrogato dalla polizia perché in luglio era stato a Hong Kong. In novembre, dopo il suo ritorno, la polizia ha indagato il pastore di una Chiesa domestica nella prefettura di Qitaihe nella provincia nordorientale dell’Heilongjiang.
Il PCC utilizza anche altri metodi meno evidenti per controllare i propri cittadini. Un supervisore di una compagnia assicurativa nella provincia di Shandong ha riferito a Bitter Winter che in agosto la locale Commissione per la regolamentazione bancaria e assicurativa ha diffuso un avviso in cui si chiedeva a tutte le banche di interrompere i trasferimenti di denaro dei clienti delle compagnie assicurative di Hong Kong. Ciò significa che per rinnovare le loro polizze i clienti erano costretti a recarsi personalmente a Hong Kong.