Per impedire che si sappia la verità sulle proteste a favore della democrazia, il PCC controlla i commenti online e limita i viaggi dei cittadini e dei funzionari
di Tang Feng
Licenziato per non aver bloccato un commento favorevole a Hong Kong
Un dipendente di un’azienda nell’Henan che verifica i contenuti online ha riferito che, in agosto, uno dei suoi colleghi è stato licenziato per non aver bloccato il commento di un netizen a sostegno del movimento democratico di Hong Kong. Il governo ha inflitto alla società una multa di 5mila renminbi (circa 700 dollari statunitensi) per «supervisione» inadeguata.
Il dipendente ha detto a Bitter Winter: «Lo Stato controlla tutto ciò che dici e fai. Se il tuo cellulare è connesso a Internet il monitoraggio è continuo e certamente eventuali parole “sensibili” non passano inosservate. L’uomo ha aggiunto che da molti anni, tutti i commenti che menzionano il 4 giugno (il massacro di piazza Tiananmen nel 1989), Taiwan, lo Xinjiang, l’indipendenza di Hong Kong, Mao Zedong e Xi Jinping rientrano nell’ambito del controllo governativo. Qualsiasi commento relativo a questi argomenti viene immediatamente eliminato.
L’uomo ha commentato: «Sul PCC si possono solo dire cose positive, i commenti negativi non sono ammessi». Chi esprime il suo dissenso viene bloccato e avvertito. Nei casi più gravi la polizia di Internet prende le misure appropriate tenendo sotto controllo o arrestando chi ha pubblicato il commento.
Arrestato per un commento online
In agosto un uomo di nome Xiang, residente nella provincia sud-orientale del Fujian, ha aggirato il «Grande firewall cinese» e ha pubblicato su Twitter due immagini intitolate «Ama la libertà, Sostieni Hong Kong». Al post ha allegato la foto del retro della propria carta d’identità e ha scritto che voleva far sapere ai residenti di Hong Kong che le persone che vivono nella Cina continentale non hanno timore di sostenerle. Ha espresso la speranza che i manifestanti continuino a lottare e restino fiduciosi, poiché «Hong Kong è la speranza della Cina».
A causa di questi commenti e di queste foto Xiang è entrato nel radar della polizia e, due giorni dopo il tweet, è stato convocato alla stazione di polizia. Gli agenti lo hanno interrogato chiedendogli se «fosse legato a forze straniere e se avesse accettato denaro dagli Stati Uniti d’America».
Xiang sapeva che il sostegno a Hong Kong gli avrebbe procurato guai, ma si è lo stesso arrabbiato moltissimo per quelle accuse infondate. Comunque è stato rilasciato dopo aver firmato un documento in cui dichiara di «non pubblicare osservazioni e commenti impropri a danno degli interessi nazionali».
In agosto, nello scambiare messaggi con un amico su Weibo, un sito web di microblogging, Li, un uomo residente nella provincia settentrionale dello Shanxi, si è schierato con i dimostranti di Hong Kong, scrivendo: «Non ci sono diritti umani sotto la dittatura del Partito Comunista». Stava ancora chiacchierando con l’amico quando otto poliziotti armati hanno fatto irruzione in casa sua e lo hanno portato via. È stato trattenuto in arresto per cinque giorni per aver «attaccato briga e provocato problemi».
Dopo il rilascio Li è diventato un obiettivo chiave della sorveglianza e la polizia lo chiama spesso per informarsi delle sue attività ma, quel che è peggio, la polizia ha spinto il suo datore di lavoro a licenziarlo.
Limitati i viaggi personali dei funzionari pubblici
Ora il PCC impedisce alle persone di andare a Hong Kong, Taiwan e in altre regioni “sensibili” e anche i funzionari pubblici sono sottoposti a controlli particolarmente severi.
Il 2 settembre l’amministrazione di una contea nella giurisdizione di Fuzhou, la capitale della provincia sud-orientale dello Jiangxi, ha pubblicato un documento in cui si chiedeva all’intera contea di svolgere uno speciale «lavoro di riordino» dei documenti personali per recarsi all’estero o al di fuori della Cina continentale.
Modulo rilasciato da una contea della provincia di Jiangxi relativo al «lavoro di riordino» per ritirare i documenti di viaggio dei dipendenti governativi
A tutto il personale direttivo delle unità governative, delle imprese statali, delle unità di lavoro statali e delle organizzazioni autonome di base, è stato ordinato di rinunciare ai passaporti, e ai lasciapassare per Taiwan e Hong Kong-Macao, i trasgressori saranno puniti.
Nel documento si afferma: «L’attività di riordino prevede quattro fasi: autoispezione/autocorrezione, verifica/archiviazione, verbalizzazione/segnalazione e ispezioni casuali».
Il 16 settembre anche alcune scuole e asili della zona hanno ricevuto comunicazioni urgenti in cui si ordina al personale di consegnare i passaporti e i lasciapassare per Hong Kong e Macao.