L’evento di domani a Roma è un simbolo decisivo per il mondo intero. Bitter Winter ci sarà
di Marco Respinti
Domani, 4 giugno 2020, ricorre il 31° anniversario del massacro di Piazza Tiananmen, quando circa 10mila persone vennero schiacciate sotto i carri armati del regime comunista cinese. Tiananmen avvenne dopo il varo della politica “riformista” che il PCC aveva adottato una volta scomparsi Mao Zedong e l’ala dura interna al Partito. Ora si sa che il massacro di Tiananmen è stato il punto di non ritorno del regime cinese e il modo che esso scelse per evitare lo stesso destino toccato all’Unione Sovietica e ai Paesi suoi satelliti nell’Europa centrale e orientale. Si sa anche che il PCC ha preso di mira specificamente le religioni, additandole come forze che cospiravano contro lo Stato comunista e quindi poi perseguitandole con durezza, nella speranza di condurle a estinzione. E si sa pure che da quel momento in poi i dirigenti del PCC sono stati ufficialmente addestrati a considerare le religioni come il nemico n. 1, il presidente Xi Jinping essendo, nel proprio delirio di onnipotenza neo-post-comunista, il rappresentante più maturo dell’élite di potere seguita a Tiananmen.
L’anno scorso, in occasione del 30° anniversario di Tiananmen, Bitter Winter era a Washington per celebrare la memoria dei caduti e denunciare la sconcertante attualità cinese assieme a numerose organizzazioni e a diversi testimoni, radunati in una manifestazione al Campidoglio dalla Victims of Communism Memorial Foundation.
Anche domani Bitter Winter ‒ rappresentato da chi qui scrive, che sarà uno dei relatori ‒ sarà tra le diverse organizzazioni e i numerosi testimoni riuniti su invito della Comunità tibetana in Italia, dell’Associazione delle donne tibetane d’Italia e dell’Associazione Italia-Tibet per l’evento intitolato Cina: il Quarto Reich del nuovo millennio? che inizierà alle 15:00 in Piazza del Popolo, a Roma.
Sarà una manifestazione pacifica (una delle prime consentite in Italia dalle autorità dopo il blocco dovuto al coronavirus) per ricordare le vittime di ieri (Tiananmen) e le vittime di oggi (i dissidenti, le minoranze etniche e i fedeli delle religioni perseguitate), e per «[…] protestare contro la politica imperialistica del governo cinese, che rappresenta una potenziale minaccia anche per il nostro Paese», affermano gli organizzatori. «In modo particolare», aggiungono, «la manifestazione contesta la gestione cinese della pandemia del Covid 19 e la subalternità dimostrata dal governo italiano nei confronti di quello di Pechino».
L’evento si svolgerà dunque nel momento stesso in cui la Cina prova a sferrare il colpo finale alla libertà di Hong Kong attraverso la nuova legge sulla sicurezza che è stata appena approvata. In questo stesso momento i cittadini di Hong Kong stanno provando l’ultima reazione possibile, chiedendo che il mondo si schieri dalla loro parte in difesa di questa “nuova Berlino Ovest” dell’Asia, mentre la Cina cerca di giustificare la repressione attraverso menzogne ideologiche e ridicole. Ho raccolto testimonianze di prima mano da fonti di Hong Kong, che preferiscono rimanere anonime per motivi di sicurezza. Hanno paura per ciò che a molti in Occidente sembra improbabile, ma che non lo è a Hong Kong, e cioè un epilogo della vicenda in stile Tiananmen. La stessa idea è stata del resto espressa da leader di spicco tra i dissidenti, come Lee Cheuk-yan, ex noto uomo politico di Hong Kong e oggi attivista per i diritti umani, egli stesso sopravvissuto a Tiananmen, il quale definisce il PCC «incorreggibile».
Ciò rende la manifestazione pubblica di domani a Roma ancora più tempestiva. Per la prima volta i cittadini democratici assediati di Honk Kong non potranno svolgere la tradizionale dimostrazione in memoria di Tiananmen. Come sottolineano gli organizzatori dell’evento romano, «[…] l’atteggiamento minaccioso di Pechino nei confronti delle pacifiche manifestazioni indipendentiste dei cittadini di Hong Kong e la permanente minaccia di invasione della Repubblica di Cina (Taiwan)» resta una delle ragioni principali della persistente preoccupazione a livello internazionale e trasforma un evento italiano in un simbolo cruciale per il mondo intero.
I gruppi aderenti alla manifestazione che saranno presenti domani, di persona o attraverso messaggi registrati, sono: Aref International Onlus, The Heritage of Tibet, Società Libera, Istituto Samantabhadra, Associazione Nodo Infinito, Campaign for Uyghurs, La Chiesa di Dio Onnipotente, Italy for Tibet, Arcipelago Laogai. In memoria di Harry Wu, Associazione Tso Pema Non-Profit, Associazione Giamse’ Jhien Pen onlus, Associazione A’DHI di promozione sociale, Associazione La Casa del Tibet Roma, La casa del Tibet Onlus, Thuk Je Che’ Tibet, Tibet House Foundation, Anno del Dalai Lama, World Action Tibet, La bottega del Tibet e 100% Free Tibet.
Nessuno verrà lasciato indietro.