In nome della “sinizzazione”, anche alla Chiesa delle Tre Autonomie, pur approvata dal governo, vengono controllate le prediche e le finanze, e imposto un patriottismo posticcio
Come abbiamo già riportato in precedenza, il Partito Comunista Cinese (PCC) sta vietando le Chiese domestiche. Ma per comprendere fino a che punto la sua politica di “sinizzazione” invada il campo della libertà religiosa, bisogna aggiungere che ormai persino i fedeli della Chiesa delle Tre Autonomie, la confessione unitaria protestante approvata dal governo, stanno ora subendo pressioni e vessazioni. I contenuti dei sermoni sono rigidamente monitorati, così come sono tenuti sotto controllo i fondi di pertinenza della Chiesa.
Un caso tipico è quello della chiesa della città di Luoyang, nella provincia centrale dell’Henan. Secondo le informazioni raccolte, il 14 ottobre un ministro di culto, donna, stava predicando quando è stata improvvisamente trascinata via dal pulpito dal direttore della sezione locale dell’Ufficio per gli affari religiosi, che si trovava lì per un’ispezione.
Il direttore ha intimato a tutti i fedeli di intonare l’inno nazionale in sua presenza. Davanti all’intera assemblea ha poi sentenziato: «Se il vostro ministro parlerà ancora della Bibbia, la Chiesa sarà immediatamente soppressa!».
Per timore che la Chiesa venisse chiusa, il responsabile della Chiesa è stato costretto ad acconsentire. Il direttore dell’Ufficio ha però avanzato altre pretese, ordinando all’uomo di recarsi negli uffici delle due commissioni per gli affari religiosi della contea (il Consiglio cristiano e la Commissione del movimento patriottico delle Tre Autonomie delle Chiese protestanti), per sottoscrivere un documento di autocritica e una nota di garanzia, promettendo inoltre che la Bibbia non sarebbe più stata commentata in alcun incontro successivo.
L’uomo si è cioè reso conto di non potersi opporre e di dovere quindi adattare le abitudini della chiesa alle circostanze. Nei giorni in cui i funzionari dell’Ufficio per gli affari religiosi si presentassero per un’ispezione, il predicatore dovrà quindi per forza modificare l’argomento dei sermoni ed esprimersi in base a quanto richiesto dal governo.
Questa offensiva contro una Chiesa pur ufficialmente ammessa dallo Stato si sta verificando in tutta la provincia dell’Henan. Il responsabile della chiesa delle Tre Autonomie della città di Yongcheng ha detto al nostro reporter: «Adesso, ogniqualvolta teniamo un incontro, dobbiamo anzitutto cantare l’inno nazionale. Dopo di che il predicatore è costretto a spendere venti minuti per magnificare le politiche del Partito Comunista. Solo allora può iniziare il sermone. Se venissimo scoperti a cantare inni religiosi come facevamo prima, la Chiesa verrebbe soppressa».
Un fedele, disperato, ci ha detto: «Adesso, se vogliamo cantare inni religiosi o commentare la Bibbia, dobbiamo farlo di nascosto».
I funzionari stanno anche avviando controlli sulle finanze delle chiese ufficialmente approvate.
All’inizio di dicembre, la sezione dell’Ufficio per gli affari religiosi di Yongcheng ha radunato gli amministratori delle chiese delle Tre Autonomie della città e ha richiesto che ogni Chiesa fornisca un rapporto dettagliato sui conti delle donazioni. In futuro sarà obbligatorio depositare il denaro su una carta di credito gestita dall’Ufficio per gli affari religiosi.
«I proventi delle donazioni di tutte le nostre chiese vengono ora gestiti dall’Ufficio per gli affari religiosi. Per ogni spesa dev’essere presentata una richiesta specifica. Se la richiesta viene approvata, possiamo utilizzare il denaro, altrimenti no», ha detto l’amministratore di una delle chiese protestanti filogovernative. «Se disobbediamo, l’Ufficio per gli affari religiosi sopprimerà la chiesa e proibirà le nostre assemblee».
«Ogni volta che mi reco nell’Ufficio per un appuntamento, devo portare del denaro», ha continuato l’uomo. «Se non vogliono denaro per una cosa, lo vogliono per un’altra. Per esempio, una copia della nuova Normativa sugli affari religiosi costa 60 renmimbi (circa 8,7 dollari statunitensi). Nelle chiese le politiche governative sulle questioni religiose sono già esposte dappertutto. Manca persino lo spazio per esporne altre. Ma se non le affiggiamo, potremmo avere problemi quando i funzionari pubblici vengono per le ispezioni».
Un contabile del governo ha comunicato a uno dei nostri reporter che ben presto ogni chiesa dovrà pagare una tassa di gestione di 300 renmimbi al mese per contribuire alla raccolta dei rifiuti. Se una chiesa non adempirà, sarà chiusa.
Hanno poi richiamato la nostra attenzione i racconti di oneri ancora più pesanti imposti alle chiese delle Tre Autonomie nella provincia del Funjian, sulla costa sudorientale del Paese. Fin da agosto, le autorità hanno imposto alle chiese della città di Putian di versare il 30% delle donazioni ricevute alle due commissioni distrettuali per le questioni religiosi (il Consiglio cristiano e la Commissione del Movimento patriottico delle Tre Autonomie delle Chiese protestanti).
Con i contenuti religiosi, ma anche le risorse finanziarie, sotto stretto controllo, sembra proprio che le chiese delle Tre Autonomie stiano perdendo l’indipendenza e l’integrità pur limitate di cui godevano in precedenza.
Servizio di Jiang Tao