In nome della lotta alla povertà, il PCC sposta nello Xinjiang famiglie povere provenienti da tutto il Paese, costringendo gli uiguri ai lavori forzati in altre province
di Hu Ke
Nel luglio 2019 l’amministrazione della contea di Suijiang a Zhaotong, una città nella provincia sudoccidentale dello Yunnan, ha incoraggiato i residenti a trasferirsi nella Regione autonoma uigura dello Xinjiang, promettendo loro di assegnare a ciascuno fino a 0,7 acri di terreno agricolo e un alloggio. In cambio di una cauzione di 2mila renminbi (circa 283 dollari statunitensi) è stata promessa a ciascun componente delle famiglie un’indennità mensile di 300 renminbi (circa 42 dollari) per tre anni. La cauzione verrà rimborsata entro tre anni dal trasferimento della residenza nello Xinjiang.
Un dipendente dell’amministrazione ha rivelato a Bitter Winter che in marzo oltre 2mila famiglie della contea di Suijiang si sono trasferite nello Xinjiang. Un residente ha affermato che dopo il trasferimento le loro abitazioni sono state demolite e le loro registrazioni revocate. Alcuni avrebbero voluto tornare nello Yunnan ma, non potendo riavere la residenza, sono stati costretti a rimanere nello Xinjiang.
Una donna che è tornata a Zhaotong per motivi di lavoro non ha voluto rivelare i dettagli della vita nello Xinjiang in quanto alcuni funzionari l’hanno avvertita di non «fare osservazioni irresponsabili» altrimenti i suoi familiari sarebbero stati puniti.
Nel 2017 alla maggior parte dei residenti della città di Zhaotong ricollocati è stato detto di stabilirsi nella città di Caohu nella prefettura di Kashi nello Xinjiang, in teoria per contribuire «allo sviluppo dello Xinjiang e alleviare la povertà a Zhaotong». Secondo alcuni funzionari dell’amministrazione «lo Xinjiang dispone di un vasto territorio con una popolazione scarsa e una forza lavoro insufficiente». D’altra parte, dieci delle undici contee, distretti e città con status di contea di Zhaotong sono classificate a livello nazionale come aree colpite dalla povertà.
Simili politiche di ricollocazione per la riduzione della povertà sono attuate anche a Yuncheng, una prefettura nella provincia settentrionale dello Shanxi. Secondo i resoconti dei media statali, in marzo 167 residenti della contea di Jiang sono stati trasferiti nelle città di Kashi e Hotan nello Xinjiang. In un rapporto governativo si afferma che tale provvedimento aveva lo scopo di «risolvere i problemi occupazionali delle famiglie povere della contea e di altre persone in cerca di occupazione».
Nel frattempo gli uiguri dello Xinjiang vengono trasferiti in altre aree del Paese a lavorare come braccianti con la scusa di «risolvere i problemi dovuti al surplus di forza lavoro e per alleviare la povertà». Questi trasferimenti sono proseguiti anche durante l’epidemia di coronavirus.
Secondo una notizia diffusa il 13 maggio da China Central Television ‒ uno dei principali media del PCC ‒, da gennaio ad aprile l’amministrazione dello Xinjiang, in conformità alle misure per la riduzione della povertà adottate dal Consiglio di Stato, ossia dalla massima autorità amministrativa cinese, «ha organizzato i trasferimenti di manodopera» rilocalizzando le famiglie povere della regione. Dalle quattro prefetture dello Xinjiang meridionale, ossia Kashi, Hotan, Aksu e dalla Prefettura autonoma kirghisa di Kizilsu sono stati trasferiti 292mila lavoratori, 231mila all’interno delle loro aree di residenza, 51mila in altre località dello Xinjiang e 10mila in altre province.
Un cinese han originario dello Xinjiang e che ora vive all’estero ha commentato: «In cosa consiste questa riduzione della povertà? Perché il PCC si sobbarca tanti problemi per trasferire gli uiguri in altre province mentre allo stesso tempo fa venire tanti poveri nello Xinjiang? Se molti residenti dello Xinjiang sono in cerca di un’occupazione, perché il PCC incoraggia i lavoratori di altre province a trasferirvisi? Forse che i nativi dello Xinjiang possono diventare più ricchi solo in altre province e i cinesi han solo nello Xinjiang? Questo è solamente un altro modo per “normalizzare” ed eliminare la cultura uigura».